
VIVERE NEL DIVIN VOLERE
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Leggiamo insieme gli scritti della Serva di Dio Luisa Piccarreta - la Santa - la piccola figlia della Divina Volontà. Ogni giorno un capitolo delle rivelazioni di Gesù a Luisa ...e ad ognuno di noi. Fiat!
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Luisa Piccarreta Volume (3) - Capitolo (59) 10 Aprile 1900 L’umiltà è come calamita che attira Gesù all'anima Continua il benedetto Gesù a non venire. Oh, Dio, che pena indicibile è la sua privazione! Cercavo quanto più potevo di starmene in pace e tutta abbandonata in lui, ma che! Il mio povero cuore non ne poteva più; facevo quanto più potevo per calmarlo e dicevo: “Cuor mio, aspettiamo un altro poco, chi sa [se] viene. Usiamo qualche stratagemma per tirarlo a venire”. Onde rivolta a lui gli dicevo: “Signore venite, l’ora si fa tarda, e voi non venite ancora? Questa mattina cerco quanto posso a starmi quieta, eppure non vi fate trovare? Signore, vi offro il martirio della vostra privazione come attestato d’amore e come farvi un presente per attirarvi a venire. È vero che non son degna, ché senza di voi mi sento mancare la vita”. E siccome non veniva gli dicevo: “Signore, o venite o vi stancherò col mio dire, e quando vi sarete stancato, neppure allora ci dovrete venire?” Ma chi può dire tutti i miei spropositi? Gliene dicevo tanti che andrei troppo per le lunghe se volessi dire tutto. Dopo ciò, quando appena ho veduto il mio dolce Gesù che si muoveva dentro il mio interno, come se si risvegliasse da un sonno, onde si è fatto vedere più chiaro, e trasportandomi fuori di me stessa mi ha detto: “Come l’uccello quando deve volare batte le ali, così l’anima [che è] mia, ai voli dei desideri batte le ali dell’umiltà, ed in quei battiti manda una calamita che mi attira, in modo che mentre lei prende il suo volo per venire a me, io prendo il mio per andare a lei”. Ah, Signore, si vede che mi manca la calamita dell’umiltà! Se io nel mio cammino spandessi ovunque la calamita dell’umiltà, non stenterei tanto ad aspettare e riaspettare la tua venuta!

Luisa Piccarreta Volume (3) - Capitolo (58) 9 Aprile 1900 Il non abbandonarsi in Gesù è un volere usurpare i diritti della sua divinità Avendo questa mattina fatto la santa comunione, mi trovavo in un mare di amarezze, ché non vedevo il mio sommo bene Gesù. Tutto il mio interno me lo sentivo messo in allarme, quando in un istante si è fatto vedere e mi ha detto, quasi rimproverandomi: “Non sai tu che il non abbandonarsi in me è un volere usurpare i diritti della mia divinità, facendomi un grande affronto? Perciò abbandonati, quieta il tuo interno tutto in me e troverai la pace, e trovando la pace troverai me stesso”. Detto ciò, come lampo è scomparso senza farsi più vedere. Ah, Signore, tenetemi voi tutta abbandonata e ben stretta nelle vostre braccia, in modo che non possa mai sfuggire, altrimenti farò sempre delle scappatine!

Luisa Piccarreta Volume (3) - Capitolo (61) 20 Aprile 1900 La croce è uno specchio dove l’anima rimira la Divinità Continua il mio amabile Gesù a venire, quando appena e ad[1] ombra, ed anche a[2] venire non dice niente. Questa mattina, poi, dopo avermi rinnovato i dolori della croce per ben due volte, guardandomi con tenerezza mentre stavo soffrendo lo spasimo delle trafitture dei chiodi mi ha detto: “La croce è uno specchio dove l’anima rimira la Divinità, e rimirandosi ne ritrae i lineamenti, la rassomiglianza più consimile a Dio. La croce non solo si deve amare, desiderare, ma farsene un onore, una gloria della stessa croce. Questo è operare da Dio e diventare come Dio per partecipazione, perché solo io mi gloriai della croce e me ne feci un onore del patire e l’amai tanto che in tutta la mia vita non volli stare un momento senza la croce”. Chi può dire ciò che comprendevo della croce e da questo parlare del benedetto Gesù? Ma mi sento muta d’esprimerlo con le parole. Ah, Signore, vi prego a tenermi sempre confitta in croce, affinché avendo sempre dinanzi questo specchio divino, possa tergere tutte le mie macchie ed abbellirmi sempre più a vostra somiglianza!

Luisa Piccarreta Volume (3) - Capitolo (60) 16 Aprile 1900 Il passaporto per entrare nella beatitudine che l’anima può possedere su questa terra, deve essere firmato con la rassegnazione, l’umiltà e l’ubbidienza. Dopo aver passati giorni amari e di privazione e di rimproveri del benedetto Gesù per le mie ingratitudini e resistenze al suo Volere ed alle sue grazie, questa mattina mi ha detto: “Figlia mia, il passaporto per entrare nella beatitudine che l’anima può possedere su questa terra, deve essere firmato con tre firme, e queste sono: la rassegnazione, l’umiltà e l’ubbidienza. La rassegnazione perfetta al mio Volere è cera che liquefa i nostri voleri[1] e ne forma uno solo, è zucchero e miele, ma per ogni resistenza al mio Volere la cera si disunisce, lo zucchero si rende amaro ed il miele si converte in veleno. Or non basta essere rassegnata, ma l’anima deve essere convinta che il maggior bene per sé ed il maggior modo di glorificarmi è il far sempre la mia Volontà. Ecco la necessità della firma dell’umiltà, perché l’umiltà produce questa conoscenza. Ma chi nobilita queste due virtù, chi le fortifica, chi le rende perseveranti, chi le incatena insieme in modo da non potersi separare, chi le incorona? L’ubbidienza! Ah, sì, l’ubbidienza, distruggendo affatto il proprio volere e tutto ciò che è materiale, spiritualizza tutto, e come corona si pone intorno. Onde la rassegnazione e l’umiltà senza l’ubbidienza saranno soggette ad instabilità, ma con l’ubbidienza saranno fisse e stabili. Ed ecco la stretta necessità della firma dell’ubbidienza, per fare che questo passaporto possa correre, per passare al regno della beatitudine spirituale che l’anima può godere di qua. Senza queste tre firme, il passaporto non avrà valore e l’anima sarà sempre respinta dal regno della beatitudine e sarà costretta a stare nel regno dell’inquietudine, dei timori e dei pericoli, e per sua disgrazia avrà per dio il proprio io, e quest’io sarà corteggiato dalla superbia e dalla ribellione”. Dopo ciò mi ha trasportato fuori di me stessa, dentro un giardino che pareva che fosse il giardino della Chiesa, in cui vedevo che fuorviavano da cinque a sei persone, sacerdoti e secolari, che unendosi coi nemici della Chiesa muovevano una rivoluzione. Che pena faceva vedere Gesù benedetto piangere il triste stato di queste persone! Poi ho guardato nell’aria e vedevo una nube d’acqua ripiena di pezzi di ghiaccio grossi che cadevano sopra la terra. Oh, quanto strazio facevano sopra i raccolti e sopra l’umanità! Ma però spero che voglia placarsi. Onde più afflitta di prima son ritornata in me stessa.

Luisa Piccarreta Volume (3) - Capitolo (56) 1 Aprile 1900 Gesù con la sua grazia cambia le passioni dell’anima in tante virtù Dopo aspettare e riaspettare, il mio dolce Gesù si faceva vedere da dentro il cuore. Mi pareva di vedere un sole che spandeva i raggi, e guardando nel centro di questo sole vi scorgevo il volto di Nostro Signore; ma quello che mi ha fatto stupire è che vedevo nel mio cuore tante donzelle vestite di bianco con corona in testa, che attorniavano questo sole divino, nutrendosi di questi raggi che spandeva questo sole. Oh, come erano belle, modeste, umili, e tutte intente a bearsi in Gesù! Onde non conoscendo il significato di ciò, con un po’ di timore ho chiesto a Gesù di farmi sapere chi erano quelle donzelle, e Gesù mi ha detto: “Queste donzelle erano le tue passioni, che ora con la mia grazia ho cambiato in tante virtù che mi fanno nobile corteggio. Stanno tutte a mia disposizione, ed io in ricompensa le vado nutrendo con la mia continua grazia”. Ah, Signore, eppure mi sento tanto cattiva che mi vergogno di me stessa!

Luisa Piccarreta Volume (3) - Capitolo (57) 2 Aprile 1900 Gesù non giudica secondo le opere, ma secondo la volontà con cui si opera. Questa mattina ho dovuto molto soffrire per l’assenza del mio caro Gesù, ma però ha ricompensato le mie pene col soddisfare il mio desiderio di voler sapere una cosa che da molto tempo bramavo. Onde dopo aver girato e rigirato in cerca di Gesù, or lo chiamavo con la preghiera, or con le lacrime, or col canto, chi sa potesse restar ferito dalla mia voce e così farsi trovare; ma tutto indarno. Ho replicato i gemiti, a chiunque trovavo domandavo di lui. Finalmente, quando il mio cuore si sentiva crepare e che non ne potevo più, l’ho trovato, ma lo vedevo di tergo, e ricordandomi di una resistenza che gli feci, che dirò nel libro del confessore, gli ho chiesto perdono, e così pare che ci siamo messi d’accordo, tanto che lui stesso mi ha domandato che cosa volessi, ed io gli ho detto: “Compiacetevi di farmi conoscere la vostra Volontà sul mio stato, specialmente che cosa devo fare quando mi trovo con poche sofferenze e voi non venite, e se venite è quasi ad ombra. Onde non vedendo voi, i miei sensi me li sento in me stessa, e trovandomi in questa posizione mi sento come se ci mettessi del mio e non fosse necessario aspettare la venuta del confessore per uscire da quello stato”. E Gesù: “O soffri o non soffri, o vengo o non vengo, il tuo stato è sempre di vittima; molto più che questa è la mia Volontà e la tua, ed io giudico non secondo le opere che si fanno, ma secondo la volontà con cui si opera”. Ed io: “Signore mio, va bene come dite, ma mi pare che sto[1] inutile e si perde molto tempo, e mi sento un fastidio, un timore; e poi far venire il confessore, mi tormenta l’anima che non fosse Volontà vostra”. E lui: “Pensi tu che fosse peccato il far venire il confessore?” Ed io: “No, ma temo che non fosse tua Volontà”. E lui: “Del peccato devi fuggire anche l’ombra, ma del resto non devi darti pensiero”. Ed io: “Se non fosse tua Volontà a che pro starci?” E lui: “Oh, mi pare che la figlia mia vuole sfuggire lo stato di vittima, non è vero?” Ed io, tutta arrossendo, ho detto: “No, Signore, dico questo per quando qualche volta non mi fate soffrire e voi non venite; del[2] resto fatemi soffrire ed io non mi darò nessun pensiero”. E Gesù: “E a me pare che vuoi sfuggire. Poi, sai tu quando ho riservato di venire a comunicarti le mie pene, se [al]la prima, [al]la seconda, [al]la terza o anche [al]l’ultima ora? Onde, distraendoti da me e sforzandoti ad uscire ti occuperai in altro, ed io venendo non ti troverò preparata e prenderò la mia volta e me ne andrò altrove”. Ed io tutta spaventata: “Non sia mai, o Signore! Non voglio altro sapere che la vostra Santissima Volontà”. E lui: “Statti calma ed aspetta il confessore”. Detto ciò è scomparso. Pare che mi sento sgravata da un gran peso, da questo parlare di Gesù; ma con tutto ciò non è scemata in me la pena dolorosa [di] quando Gesù mi priva di lui.

Luisa Piccarreta Volume (3) - Capitolo (55) 25 Marzo 1900 Come il sole è la luce del mondo, così il Verbo di Dio nell'incarnarsi divenne la luce delle anime. Questa mattina il mio adorabile Gesù, nell’atto di venire mi ha detto: “Come il sole è la luce del mondo, così il Verbo di Dio nell’incarnarsi divenne la luce delle anime; e come il sole materiale dà luce in generale ed a ciascuno in particolare, tanto che ognuno lo può godere come se fosse suo, così il Verbo mentre dà luce in generale è sole per ciascuno in particolare; tanto vero che questo sole divino ognuno lo può tener con sé come se fosse solo”. Chi può dire quello che comprendevo su questa luce, e i benefici effetti che ridondano nelle anime che tengono questo sole come se fosse loro proprio? Mi pareva che l’anima possedendo questa luce mette in fuga le tenebre dello spirito, come il sole materiale con lo spuntare sul nostro orizzonte mette in fuga le tenebre della notte. Questa luce divina, se l’anima è fredda la riscalda, se è nuda di virtù la rende feconda; se inondata dal morbo pestifero della tiepidezza, col suo calore assorbe quell’umore cattivo. In una parola, per non andare troppo per le lunghe, questo sole divino, introducendo[la] nel centro della sua sfera ricopre l’anima con tutti i suoi raggi e giunge a trasformare l’anima nella sua stessa luce. Dopo ciò, siccome io mi sentivo tutta affranta, Gesù, volendomi ristorare, mi ha detto: “Questa mattina voglio dilettarmi con te”, ed ha incominciato a fare i suoi soliti stratagemmi amorosi.

https://youtu.be/c3u6MdK9s8U?si=pFW3POr2rN3Fhtsy

https://youtu.be/6VKBUu8sLcs?si=--UjUWLd9S28PaNO

https://youtu.be/Gy9W387Uy3M?si=FdHNDHHOhEE7Kn0v Catechesi di don Pierpaolo Maria Cilla