COMMENTO AL VANGELO DEL GIORNO
COMMENTO AL VANGELO DEL GIORNO
February 10, 2025 at 12:32 AM
PESCATI DALL'AMORE PER PESCARE NELL'AMORE Oggi Gesù ci invita a non aver paura, a non sperare chissà quali cambi repentini; non dobbiamo liberarci con le nostre forze delle reti di peccati e degli intrecci di carne e concupiscenze. Anche se riuscissimo a fare qualcosa, non servirebbe a nulla. No, è diverso quello che ci chiede il Signore. E' un rapporto diverso con gli altri quello a Egli cui ci chiama. Lui entra nella nostra vita, ci insegna ad aver fiducia in Lui e a scostarci un poco dalle nostre sicurezze, ma poco alla volta. E ci parla, ci annuncia il Vangelo una, due, cento mille volte, dentro il nostro cuore, nella nostra anima, in un dialogo intimo e fecondo che ridona la vita, parola dopo parola. E poi ci chiama a fidarci della sua Parola sperimentata vera e piena di vita, e a "gettare" in mare le reti, come e dove lo abbiamo sempre fatto. Qui e solo qui si può dare il miracolo decisivo, che farà poi lasciare tutto e seguire il Signore: l'obbedienza alla sua Parola. Sino ad ora abbiamo seguito le nostre parole, i nostri usi e costumi, e non abbiamo preso nulla. Ma, "gettando le reti sulla sua Parola", saremo fecondi proprio dove abbiamo fallito. In famiglia, ovunque e con chiunque. Perché laddove è abbondato il peccato occorre fare esperienza che sovrabbonda la Grazia. Dove non sono stato sincero sperimentare di poter dire la verità senza paura; dove ho peccato nella sessualità, sperimentare la castità; dove ho giudicato, sperimentare il perdono. E tutto in virtù della Parola di Cristo che ci annuncia la Chiesa attraverso i Pastori e i catechisti, i superiori e chi ci conduce nella fede e nel ministero, qualunque esso sia. Se non si dà questa esperienza non si potrà essere discepoli di Gesù e seguirlo ovunque. Senza obbedienza non c'è libertà, e quindi non vi è amore autentico, ma solo caricature, relazioni e gesti impregnati del nostro "io". Perché quello che fonda la Chiesa e la comunione è un legame nuovo che supera e compie quello della carne, come è quello dell'essere soci di pesca ad esempio. E lo trascende nell'esperienza della misericordia che salva e dona sovrabbondantemente quello che la sola carne, i soli interessi e gli ideali comuni non possono dare. Pietro e i suoi soci seguiranno insieme il Signore perché, insieme, hanno sperimentato con "stupore" il suo amore che non è di questo mondo, ma del Cielo che si era fatto giorno nella loro notte. Oggi possiamo sperimentare tutto questo! Perché "la notte è passata e il giorno è arrivato" recita il Cantico dei cantici. Oggi è di nuovo Pasqua, perché ogni chiamata è avvolta nella nuova luce della resurrezione: "Sì, Pietro aveva proprio faticato tutta la notte...; quando è sorta la luce del Salvatore, le tenebre si sono disperse e la sua fede gli ha permesso di distinguere, nel più profondo delle acque, ciò che i suoi occhi non potevano vedere. Pietro ha effettivamente sofferto a causa della notte, finché il giorno che è Cristo non è venuto in suo soccorso. Questo fa dire all’apostolo Paolo: La notte è avanzata, il giorno è vicino" (San Massimo il Confessore). Di notte non abbiamo pescato nulla, ma nel giorno che non conosce tramonto pescheremo "una quantità enorme di pesci" che "le reti si romperanno". Laddove sino ad ora vi è stato il nulla vi sarà la sovrabbondanza! Perché durante la notte dei peccati Gesù scendeva nel sepolcro per distruggere quel buio infecondo, così che nel nuovo giorno della sua risurrezione potessimo sperimentare la sua vittoria e la vita eterna. Con tutta quella sovrabbondanza tra le mani, scopriremo, come Pietro, la nostra realtà. E' vero, "abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla" e ora sappiamo perché. La Grazia insperata, la pienezza di vita e di gioia illuminano la verità: non abbiamo preso nulla perché "siamo peccatori!". Allora, un po' per orgoglio, un po' per sacro timore, riconoscendo in Gesù il Signore, vorremmo nasconderci e allontanare da noi tanto amore immeritato. Eppure è proprio qui che l'incontro tra Gesù e Pietro, tra Lui e ciascuno di noi, diviene un santo e fecondo amplesso. Questa è l'umiltà autentica che, in ginocchio, ci fa consegnare a Cristo tutto noi stessi. E' in questa scoperta della propria realtà che si conosce quella di Gesù: un peccatore e Dio, un morto e un vivo, carne ferita e mendicante d'amore e l'amore fatto carne che si offre. Nessun giudizio, nessuna esigenza, nessun moralismo, solo un amore infinito che neanche risponde alla paura, allo sgomento, allo scandalo di Pietro. Ma lo guarda e lo fa una nuova creatura, il segno che dove è abbondato il peccato del pescatore di pesci per saziare se stesso, ha sovrabbondato la Grazia del pescatore di uomini da ricondurre a Dio. ----

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