Cobar News
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February 25, 2025 at 10:12 PM
*Sul tema delle trattative da porre in essere prima che il Nostro contratto scada, come sempre, mi piacerebbe un’azione corale e concreta da parte delle Compagini sindacali e, pertanto, li invito a muoversi subito per evitare di sedersi al tavolo con un contratto già scaduto.* Emilio, francamente non so cosa faranno sull’argomento, ma, almeno dal punto di vista politico, mi punge vaghezza che assisteremo al solito “tam tam” propagandistico e mediatico senza alcuna reale volontà di entrare nel merito della questione che, invece, si dovrebbe affrontare proprio al di là delle diatribe politiche. In verità non mi aspetto molto dai politici e non ripongo alcuna fiducia in loro. Hanno svenduto persino gli asset strategici alle grandi multinazionali straniere e ai fondi d’investimento americani, cosa puoi aspettarti da loro? Servono i “potenti” e si adoperano per far diventare sempre più ricchi i loro padroni, preoccupandosi solo di aumentarsi gli stipendi, i vitalizi e le varie ingiustificate prebende ai danni del Popolo italiano. Ormai dovrebbe essere noto a Tutti che la ricchezza mondiale si è concentrata nelle mani di pochissimi individui e che la maggior parte delle persone deve lavorare per guadagnarsi da vivere, procurandosi così un salario, o uno stipendio, rispetto ad una minoranza di individui che è riuscita ad escogitare delle strategie per ottenere denaro sfruttando il lavoro altrui. Amico mio, quando la quota della ricchezza destinata ai salari e agli stipendi diminuisce per accrescere quella relativa ai profitti, accade che all'incremento degli averi dei pochi corrisponde un peggioramento delle condizioni economiche dei molti. Mi dispiace dirlo, ma è proprio così che sono andate le cose negli ultimi decenni. Luis, lascia perdere le chiacchiere e concentrati sui dati, Ti accorgerai che sono davvero imbarazzanti. Se si guarda ai redditi si scopre che nell'ultimo anno la ricchezza dei 71 miliardari italiani è aumentata della spaventosa cifra di 61,1 miliardi di euro, toccando il totale di 272,5 miliardi di euro. Oxfam, ad esempio, ci dice che in Italia ci sono 71 miliardari e, nel contempo, ci sono 5,7 milioni di persone in povertà assoluta. Girala come vuoi, ma il dato resta. Povertà assoluta significa che quelle persone non riescono a mangiare. Inoltre, devi tener presente che al 5% delle famiglie più ricche va il 50% della ricchezza Nazionale, mentre il 95% dei “Peones” si divide l'altro 50%. Alla luce di questi dati, Amici, quale credibilità può avere una classe politica che mi racconta la favola di “Pinocchio” dicendomi che va tutto bene, l'economia viaggia alla grande e l'Italia è un grande Paese? La realtà che vedo io racconta altro: chi è ricco continua a sfondarsi di soldi, mentre chi è povero continua a sbattere la testa contro il muro e oggi, badate bene, è povero anche chi ha la fortuna di avere un lavoro. C’è qualcuno che vuole smentirmi circa il fatto che, pur lavorando per lo Stato, è difficile condurre una vita dignitosa? Proprio ieri l’Amico Orazio mi ha fatto un bel discorso sulla necessità di difendere la democrazia ed io mi sono trovato d’accordo con la sua linea di pensiero che mira a tutelare i principi democratici, ma poi, riferendomi a questa democrazia, gli ho chiesto: come la vuoi difendere? La vuoi difendere riempendo le tasche agli azionisti delle aziende che producono armi? … A volte il silenzio spiega tante cose. Possiamo raccontarci quello che vogliamo, la realtà, però, porta in luce l'assenza di disposizioni chiare che assicurino un'immediata riapertura delle trattative per il rinnovo del contratto per il triennio 2025-2027. L’assunto è particolarmente preoccupante poiché, già dopo la firma dei contratti precedenti, ci siamo ritrovati in una posizione di stallo per la mancata considerazione delle istanze rappresentate alla politica. Spero che questa situazione non si ripeta e non si procrastino le discussioni fino all'ultimo anno del triennio. Questo andazzo, in definitiva, rispolvera il solito copione che consente ai Governi di ritardare l'inserimento delle necessarie risorse nel bilancio statale, ottenendo, per questa via, significativi risparmi sulla pelle dei “Peones”. Per il resto, non mi pare che siano state avanzate richieste finalizzate alla produzione di specifiche garanzie in ordine alla revisione delle aliquote Irpef. La modifica delle aliquote fiscali, come abbiamo visto, impatta significativamente sui Nostri redditi e non vorrei che gli inaspettati cambiamenti si rivelino dannosi e ulteriormente gravosi per il Comparto. Si, ho capito, ma qual è il rischio? Il rischio, caro Luis, è rappresentato dalla mancanza di un mirato e tempestivo intervento che impedirebbe al Governo di gestire le insufficienti trattative contrattuali, scaricando su di Noi tutte le conseguenze economiche e motivazionali. Ognuno deve fare la sua parte, ergo, è fondamentale che le Istituzioni e le Rappresentanze sindacali si attivino per garantire che i diritti e le necessità siano adeguatamente rappresentati e tutelati, evitando ogni ulteriore deterioramento. Le risorse messe a disposizione non erano assolutamente sufficienti a compensare la perdita del Nostro potere d'acquisto, il che rappresenta una sfida significativa per il futuro del Nostro benessere. I progressi per Noi arrivano con un ritardo significativo rispetto a quanto avviene in ambito civile e questo differenziale crea la preoccupante disparità che ci costringe a lottare per ottenere i diritti e i riconoscimenti economici già conquistati da altri settori. Cos’è mancato l’ho scritto e spiegato più volte, ivi compresi i miei inviti a non firmare, ma questa, ormai, è una situazione oggettiva che richiede nuove iniziative sindacali in grado di cogliere le opportunità da non sprecare in futuro. Dobbiamo sforzarci di adottare un approccio maggiormente proattivo e strategico nella contrattazione, elaborando delle proposte finalizzate a garantire che i diritti e le esigenze siano adeguatamente rappresentati e soddisfatti, evitando ogni ingiustificata disparità. Ampliando l’orizzonte possiamo notare che l’economia è in mano agli strozzini e le ultime indagini sulla gestione europea hanno rivelato chi sono gli sfruttatori più abili, anche perché è impossibile arricchirsi in modo smisurato senza approfittarsi del lavoro degli altri. Sono loro i veri parassiti che ci distruggono la vita, infatti, l'operazione di accumulazione è una chiara forma di “parassitismo” sociale perpetrata a danno dei lavoratori e delle fasce più deboli della popolazione. Avviare il tavolo contrattuale è importante, ma è fondamentale arrivarci preparati e consapevoli del peso che l’inflazione ci ha scaricato addosso. Piaccia o meno, i dati ci dicono che l’inflazione pari al 17 % degli ultimi tre anni ha prodotto un calo del Nostro reddito effettivo disponibile del 3,6 %, mentre la pressione fiscale è cresciuta dello 0,8 %, andandosi a posizionare a livello ufficiale intorno al 40 %. No Lorenzo, non concordo, tutte le operazioni fatte dal governo Meloni, soprattutto quelle per abbassare la tassazione mediante il consolidamento del taglio del cuneo fiscale e l’abbassamento dell’aliquota fiscale dei primi due scaglioni, ci riguardano assai poco perché i Nostri redditi sono superiori alle soglie previste. Le manovre, sostanzialmente, hanno toccato i redditi bassi, i redditi di quelli che di tasse ne pagavano e ne pagano ben poche. La maggior parte di Noi appartiene alla categoria di quelli che le tasse le pagano e continuano a pagarle in aumento. Non mi sto riferendo a chi ha dei redditi da nababbi, ma ai Colleghi che percepiscono uno stipendio medio netto tra i 1.800 e i 2.000 euro al mese e possono arrivare ad un guadagno lordo di 45.000 euro l’anno. Come dicevo, l’inflazione è sempre una brutta bestia perché tutti i vari provvedimenti “una tantum” fatti dai governi precedenti all’attuale; pensiamo semplicemente agli 80 € di Renzi o ai bonus di 100 € di Gualtieri, fino alla decontribuzione di Draghi; sono stati sistematicamente polverizzati negli anni successivi proprio dall’alta inflazione. A questo punto permettetemi di dire che l’effetto prodotto dal “fiscal drag” si è visto in pieno perché i redditi disponibili effettivi per gli italiani sono diminuiti del 3,6 %. Se proviamo ad analizzare chi viene effettivamente colpito dal fiscal drag ci accorgeremo che il 60 % degli italiani che dichiarano meno di 15.000 € lordi all’anno, di fatto, oltre a non aver pagato le tasse prima, continuerà a pagarne molto poche anche nel futuro. Infatti, nonostante questo 60 % abbia pagato nel 2022 solamente l’otto percento dei 189,5 miliardi che ha fruttato l’Irpef, il 27 % dei contribuenti che hanno dichiarato più di 35.000 € ne hanno pagato il 63,4 %. Bisogna anche aggiungere che i provvedimenti messi in campo dal Governo Meloni non aiutano in alcun modo chi guadagna più di 35.000 € l’anno a causa del taglio delle deduzioni fiscali, cosa che nei fatti incrementa la tassazione che si somma alle tante piccole tasse regionali e comunali. Secondo uno studio di “Itinerari previdenziali”; un pensatoio che valuta le strategie pensionistiche previdenziali degli italiani; la situazione nell’ultimo triennio con un’inflazione al 17 % è decisamente peggiorata perché ha prosciugato i lavoratori dipendenti e i pensionati di 25 miliardi di euro circa. Credo che questa situazione, in mancanza di una seria politica delle indicizzazioni degli stipendi e delle pensioni; queste ultime bloccate con indicizzazioni piene fino a quattro volte la pensione minima, quindi circa 2.500 € lordi al mese; continuerà a ripetersi anche nei prossimi anni. Come vedete non ci sono buoni motivi per essere allegri e stare sereni, soprattutto perché dall’altro lato il costo della guerra in Ucraina è stato decisamente alto per gli Stati europei e ciò creerà molti problemi al Governo e gravi conseguenze per Noi. Il conto, scaturente dai soldi spesi dalla marginalizzata Europa per sostenere l’Ucraina nel suo sforzo bellico contro l’invasore russo, sta per arrivare e già cominciano ad emergere le prime stime dei danni prodotti dai parassiti. Del resto, questo è il tempo delle passerelle e degli annunci, infatti, la Ursula Von der kriminal ha appena annunciato l’arrivo a Kiev di altri 3,5 miliardi di euro per portare avanti la guerra con i Nostri soldi. Avete capito perché non ci sono mai i soldi sufficienti a rinnovare i contratti e a migliorare la sicurezza, la sanità, l’istruzione e il welfare? Non abbiamo avuto nemmeno il tempo di capire cos’è stato approvato con il sedicesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia che già Kaja Kallas, l’alto rappresentante per gli affari esteri dell'UE guerrafondaia, ha annunciato che stanno preparando il diciassettesimo pacchetto di sanzioni. Ma non bastavano già i 134 miliardi di euro spesi a sostegno dell’Ucraina? Quest’Europa è una voragine senza fondo, fetida e marcia fino all’inverosimile. Secondo autorevoli studi di ricerca il conto non è affatto trascurabile. La sola Unione europea, allargata alla Svizzera, alla Norvegia e altri Paesi del fronte europeo, avrebbe speso qualcosa come 130 miliardi di euro a fronte dei 114 spesi dagli Stati Uniti. Il problema, però, non è solo rappresentato dai soldi che sono stati spesi fino ad ora, ma di quelli che si dovranno spendere in futuro, anche perché gli Stati Uniti hanno chiaramente detto che vogliono ritirarsi dagli investimenti in terra europea. Se ciò accadrà l’onere della difesa europea immaginata dai guerrafondai di Bruxelles sarà molto pesante. Ora il vero problema è capire cosa potrà succedere se la guerra in Ucraina andrà a finire, anche perché nel 2024 i Paesi dell’alleanza atlantica; quindi gli Stati Uniti più l’Unione europea, la Gran Bretagna e la Norvegia; hanno speso la bellezza di 340 miliardi, pari al 2 % circa del loro PIL globale. Se l’obiettivo è quello di portare questa spesa attorno al 3,5 % del PIL, allineandosi a quanto già fanno gli Stati Uniti, l’Italia dovrebbe passare dai 32 miliardi spesi nel 2024 ad oltre gli 80 miliardi di euro. Qualora decidessero di aumentare il livello di spesa europeo in base agli scenari che circolano sul tavolo della Nato, fino ad arrivare al 5 % indicato da Trump agli alleati europei, secondo uno studio fatto da Standard & Poor’s, l’incremento avrebbe fortissimi riflessi sul Nostro deficit pubblico poiché l’Italia ha un rating internazionale piuttosto basso. Non voglio commentare le cifre perché sono agghiaccianti, ma vi basti sapere che una spesa per la difesa al 5 % del PIL equivarrebbe a circa 107 miliardi di €, tre volte e mezzo in più rispetto agli attuali 32. Come, dove e quando pensano di prenderli questi miliardi? Amici, l’Europa ha perso l’equilibrio e Noi, purtroppo, viaggiamo a bordo di una nave che sta affondando nel “mare magnum” della follia. Cordiali saluti e buona vita a chi la merita, Gaetano

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