𝗦𝗲𝗻𝘁𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗰𝗮𝘀𝘀𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝘀𝘂𝗹 𝗯𝗹𝗼𝗰𝗰𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝗮𝗻𝘇𝗶𝗮𝗻𝗶𝘁𝗮̀ 𝗱𝗲𝗹 𝟮𝟬𝟭𝟯: 𝗳𝗶𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘀𝘁𝗮𝗴𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗶 𝗿𝗶𝗰𝗼𝗿𝘀𝗶 𝗶𝗹𝗹𝘂𝘀𝗼𝗿𝗶? La recente sentenza della Corte di Cassazione rappresenta un duro colpo al populismo sindacale e associativo che, negli ultimi anni, ha alimentato false speranze tra lavoratori e iscritti, spesso illusi da promesse di vittorie giudiziarie improbabili. Molti, attratti da slogan accattivanti e da una narrazione rassicurante, hanno finito per aderire a ricorsi collettivi pagando quote di adesione, spese legali o tesseramenti, confidando in esiti che – come ben sapevano gli addetti ai lavori – erano destinati al rigetto. A soffiare sul fuoco dell’illusione non sono stati soltanto sindacati e associazioni, ma anche numerosi gruppi Facebook, trasformatisi in vere e proprie centrali di propaganda giuridica improvvisata, dove si è spesso alimentata la rabbia più che diffusa consapevolezza. È giusto che i sindacati offrano supporto giuridico a chi lo richiede: è parte del loro ruolo. Ma non si può trasformare il sindacalismo in una continua campagna legale. Una politica sindacale non può fondarsi sui ricorsi, ma sulle idee, sulle proposte, sulla capacità di costruire soluzioni durature attraverso il confronto e la contrattazione. Che questa sentenza sia allora l’occasione per voltare pagina. Con l’augurio che tutti tornino a fare politica sindacale seria, senza illusioni, senza scorciatoie, sempre nell’interesse dei lavoratori. Magari tornando a incontrarsi nelle assemblee sindacali, e non più negli studi degli avvocati. E, soprattutto, con la speranza che il ritorno a una vera politica della concertazione possa finalmente affrontare e risolvere, in sede politica e negoziale, anche questioni ancora aperte come il blocco economico dell’anzianità del 2013, che continua a penalizzare ingiustamente tanti lavoratori della scuola