🐙 *IL METODO - PARTE IIIIIIIIIIIIII* Che bella la politica dove non si risponde mai in solido delle proprie scelte. Michele Emiliano si dice sempre garantista, ma solo quando riguarda i suoi. Basta guardare cosa sta succedendo in Puglia da molti anni. Nel quesito referendario promosso dal suo partito e dalla Cgil si proponeva che non solo l'azienda subappaltatrice, ma anche quella appaltante dovesse rispondere delle irregolarità. Perfetto. Applichiamolo allora anche alla politica, se i tuoi uomini, quelli che hai scelto, hai nominato subappaltando deleghe e incarichi, difeso e da cui hai preso i voti, vengono indagati, condannati o si dimettono per evitare l’arresto, dovresti risponderne tu. In solido. Invece no. Emiliano si dichiara sempre estraneo. Ma i fatti raccontano altro. Solo per rimanere alle regionali del 2020: Alessandro Delli Noci, appena dimessosi ieri per evitare, probabilmente, i domiciliari: oltre 17.000 voti; Maurodinoia, dimessasi solo da assessore regionale nel 2024 dopo l'arresto del marito Sandro Cataldo e oggi a processo con lui: circa 20.000 voti; Filippo Caracciolo, a processo per la contestata corruzione elettorale, dimessosi da capogruppo del PD e oggi pure con una moglie con la pergamena taroccata sotto giudizio: più di 12.000 voti; Alfonso Pisicchio, arrestato nel 2024, già assessore di Emiliano, da lui nominato Presidente di Arti nel 2021, dopo essere stato trombato, e arrestato nel 2024 per i fatti al comue di Bari: 6.000 voti all'incirca. Totale: oltre 55.000 voti che hanno fatto la differenza, perché senza questi pacchetti, oltre agli altri almeno 80 mila voti dei non eletti che, però, sono stati ricompensati con nomine nei cda oppure hanno fatto carriera nelle varie articolazioni regionali, Emiliano avrebbe perso contro Raffaele Fitto. Una partita assurda dove l'arbitro non vede, o è distratto, e il var è spento. Eppure nulla. Per lui i suoi plenipotenziari, loro sottobosco compreso, sono tutti innocenti, come sempre. Come ha fatto anche nel mio processo, in cui io ero imputato e lui parte civile, ha deciso lui che il suo operato era legittimo e il mio passibile di condanna. Si trattava di Aqp, quella dalle consulenze e cartolarizzazioni milionarie. Mezzo PM, mezzo politico, mezzo giudice. Tutte le parti in commedia, un vero capo comico. Così succede che: l’ospedale in Fiera costato 35 milioni resta una cattedrale nel deserto e sta sempre lì a deperire e deprivare spazi, il suo nominato Lerario è a processo e lui rimane totalmente estraneo ai fatti malgrado le chat lo coinvolgano nelle scelte operative. Poteva Lerario agire autonomamente?; la gara del lavanolo costata 50 milioni in più, non ha indagati e non rappresenta danno erariale malgrado l'Anac mi avesse dato ragione nel silenzio assordante della corte dei conti da me adita; la fabbrica delle mascherine da 10 milioni sparisce nel dimenticatoio e nessuno paga o indaga; Emiliano va casa della sorella del boss Capriati con Decaro, infrangendo la legge, e non parte nessuna indagine e lo raccontano urbi et orbi; avvisa Pisicchio dell’arresto imminente, Pisicchio si dimette alle 15 e viene arrestato alle 20, e nessuno indagine a suo carico per la fuga di notizie; Nancy Dell’Olio lo accusa pubblicamente di avances reiterate e bandi ad hoc da 100mila euro e non ci sono evidenze di indagini o dimissioni; il capo di gabinetto Stefanazzi condannato in primo grado per finanziamento illecito e c'era chi poteva non sapere; D’Addario, Grandagliano, Elio Sannicandro, Canonico, Sandro Cataldo, Olivieri e molti altri suoi uomini sono stati interessati da procedimenti giudiziari, tutto normale. Lui no, non sapeva, non ha visto e non ha sentito. Ma i voti li ha presi eccome. Grazie all'amico Tommy per l’idea geniale che condivido in pieno: se vale per gli appalti, deve valere anche per la politica. Non possiamo più accettare che chi trae vantaggi elettorali dai suoi uomini poi si dichiari estraneo quando quegli uomini finiscono nei guai. E se questi uomini non gli stanno simpatici, fa costituire l'ente regionale come parte civile per estraniarsene oltemodo. _Mario Conca_