
Nicola Dell'Erba
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*Nella scultura della pietra* , i processi alchemici si manifestano come una fusione tra fenomeni naturali e intervento umano. La pietra è il risultato di lunghi processi geologici, trasformazioni di materia che avvengono nel tempo senza l’azione dell’uomo: erosione, sedimentazione, cristallizzazione, fusione e solidificazione. Tuttavia, quando lo scultore interviene, diventa lui stesso un alchimista che guida e accelera la metamorfosi della materia. Se osserviamo la scultura attraverso le quattro fasi alchemiche: Nigredo (la dissoluzione, il caos primordiale) → È il momento iniziale in cui la pietra grezza viene scelta e affrontata. Qui lo scultore deve "uccidere" la forma informe, eliminando il superfluo, come in un processo di putrefazione. La polvere di scultura e gli scarti sono parte di questa distruzione creativa. Albedo (la purificazione, la luce che emerge) → Dopo il primo sbozzo, la forma comincia a emergere. La superficie viene levigata, ripulita, portata a un grado di definizione superiore. È il momento in cui la scultura prende ordine e armonia. Citrinitas (la manifestazione, il risveglio della forma) → Qui la scultura acquisisce carattere e identità. È il momento in cui il materiale si arricchisce di dettagli, i volumi diventano definitivi, le superfici assumono qualità precise. La pietra diventa veicolo di significato. Rubedo (la compiutezza, l'opera finita) → La fase finale, in cui la scultura è completa, pronta a essere mostrata, a trasmettere il suo messaggio. È il punto in cui l’opera raggiunge il suo scopo ultimo e diventa altro rispetto alla materia grezza da cui è nata. In questo senso, la scultura della pietra è un processo alchemico, perché non si tratta solo di trasformare la materia, ma anche di trasformare il pensiero, la visione e l’energia dell’artista in qualcosa di tangibile. La pietra, apparentemente statica e inerte, subisce una trasmutazione grazie all'intervento umano, passando dallo stato naturale a un'opera d'arte che porta con sé una nuova essenza.

*Il Robot e l’Alchimista: la nuova fucina della scultura* Il robot, in chiave alchemica, è uno strumento di preparazione e trasformazione, proprio come il mortaio, l’athanor e l’alambicco. Tuttavia, il vero alchimista rimane lo scultore, che guida il processo e infonde nell’opera il suo soffio vitale, la sua *anima noetica* . Senza l’intenzione e la visione dell’artista, il robot sarebbe solo un meccanismo, incapace di compiere la vera alchimia della scultura.

*L'immagine e la forma: verità, manipolazione e il ruolo della scultura astratta* Viviamo in un’epoca in cui le immagini dominano la nostra percezione della realtà. Fotografie, video, pubblicità e social media costruiscono narrazioni che orientano il nostro pensiero, spesso senza che ce ne rendiamo conto. Ma le immagini sono davvero la verità? Oppure sono strumenti di manipolazione? Immaginiamo una scena: il lupo di Cappuccetto Rosso. Se un fotografo lo ritraesse a casa sua, circondato dalla sua famiglia – la moglie, i piccoli lupacchiotti, il calore del focolare – lo vedremmo come un padre amorevole. Se invece lo fotografassimo nel bosco mentre caccia, con i denti affondati nella carne della sua preda, allora lo percepiremmo come una creatura feroce e spietata. Qual è la verità? Entrambe le immagini sono reali, eppure raccontano storie opposte. Il fotografo non è mai un testimone neutrale, ma un narratore che sceglie quale aspetto della realtà mostrare. In questo senso, l'immagine non è mai pura rappresentazione, ma interpretazione. E proprio questa selezione può diventare un potente strumento di manipolazione sociale. La fotografia e l’illusione della realtà Nel mondo contemporaneo, siamo portati a credere che la fotografia sia una testimonianza oggettiva del reale. Ma chi ha scelto cosa inquadrare? Quali elementi ha incluso o escluso? Quale emozione voleva suscitare? Il problema principale è che la massa tende a considerare le immagini come verità assoluta, senza interrogarsi sul loro contesto o sulla loro costruzione. La politica, la pubblicità e i media utilizzano questo principio per orientare l’opinione pubblica: un leader può apparire come un salvatore o un tiranno, una guerra può sembrare giusta o ingiusta, un prodotto può apparire indispensabile o superfluo, tutto dipende da come viene presentato. Le immagini non sono la realtà: sono una selezione della realtà, e chi le produce ha il potere di decidere quali aspetti enfatizzare e quali oscurare. --- Scultura e verità della forma A questa logica manipolatoria, basata sulla selezione e sulla costruzione dell’immagine, si oppone una forma d’arte che esiste nella sua assolutezza e tridimensionalità: la scultura. Mentre la fotografia può essere ritagliata, rielaborata o filtrata per orientare la percezione dello spettatore, la scultura – e in particolare la scultura astratta – si impone nello spazio con la sua presenza fisica e non può essere ridotta a una semplice interpretazione soggettiva. Essa non dipende da un’inquadratura, ma si offre all’osservatore nella sua interezza. Non può essere "selezionata" come un'immagine fotografica: chiunque si muova attorno ad essa vedrà sempre un altro lato, un’altra prospettiva, ma l’opera resterà sempre intera e completa nella sua esistenza. Platone e la ricerca della verità Nel pensiero di Platone, l’arte figurativa è considerata un’imitazione del mondo sensibile, che a sua volta è già un’imitazione imperfetta delle idee pure, le forme assolute e immutabili che costituiscono la vera realtà. Se l’immagine fotografica è la rappresentazione di una copia, la scultura astratta si avvicina di più all’essenza dell’idea platonica: non è il riflesso di un oggetto esistente, ma è essa stessa forma e verità. Una scultura astratta non rappresenta qualcosa di riconoscibile, ma incarna direttamente principi fondamentali: equilibrio, tensione, armonia, dinamismo, materia. Non inganna, non racconta storie manipolabili, non nasconde nulla: esiste e basta. Se la fotografia può essere usata per guidare lo sguardo e influenzare il pensiero, la scultura astratta lascia invece spazio alla riflessione e all’interpretazione personale, senza imposizioni. Il suo potere non sta nel mostrare qualcosa, ma nel essere qualcosa. --- Imparare a leggere le immagini e riscoprire la verità della forma Se vogliamo liberarci dall’illusione che le immagini siano sempre vere, dobbiamo educarci a leggerle criticamente e chiederci: Chi ha prodotto questa immagine e perché? Quali elementi sono stati enfatizzati e quali nascosti? Cosa sento guardandola? Questa emozione è autentica o costruita? Allo stesso tempo, possiamo riscoprire la scultura astratta come antidoto alla manipolazione visiva: un’arte che non impone una narrazione, ma che lascia spazio alla percezione personale. Nel mondo digitale, dove tutto è bidimensionale e filtrato da schermi, la scultura è un’esperienza fisica, reale, non mediata da un’inquadratura. È un’arte che richiede tempo, attenzione, un coinvolgimento sensoriale che va oltre il semplice "guardare". È un invito a pensare con gli occhi e con il corpo, invece di assorbire passivamente ciò che ci viene mostrato. Se vogliamo comprendere davvero la realtà, dobbiamo imparare a non fidarci ciecamente delle immagini e riscoprire la verità della forma. Perché la forma, come insegna Platone, è l’unica cosa che non mente.