Dopo l’inizio della tregua, a Gaza è partito il tempo delle lunghe marce verso nord. Migliaia di persone in cammino tra le macerie, per tornare nelle loro case. Anche Hamdi Zanati, giovane farmacista, è nel lungo serpentone con la moglie e la figlioletta. Avevano lasciato la loro casa a Gaza City dopo tre bombardamenti. “Quelli che provo sono sentimenti contrastanti”, racconta. “Da una parte, c’è la gioia di rientrare a casa, di pensare come ricominciare da zero. Dall’altra, infinita tristezza per la distruzione, per le vittime della guerra. E per le mie due nipotine, uccise e ancora sepolte sotto le macerie”. Dopo mesi di conflitto non è rimasto quasi più nulla. L’elettricità è un ricordo lontano, l’acqua potabile scarseggia e le antenne distrutte dai bombardamenti rendono i telefoni inutilizzabili. “Ricordo che qui c’era un piccolo comune di mare, un luogo di vacanza. Ora è una città fantasma. C’erano i migliori ristoranti di Gaza. E proprio in questo punto si è consumato il massacro della farina, con oltre duecento morti”. La sua casa, frutto di dodici anni di sacrifici, è stata bombardata tre volte. “Ora che siamo dentro Gaza City, la paura del non ritorno sembra svanita”. Eppure, nonostante tutto, Hamdi sembra aver preso una decisione definitiva. "Se la tregua dovesse fallire, stavolta non me ne andò da casa mia. Preferisco morire piuttosto che ripetere questa lunga umiliazione”. #inmezzora Scopri di più 👉 https://www.instagram.com/reel/DFst2GHtX8o/?igsh=MWl1azJnaWEzdTNwZQ==