Catechisti Diocesi Di Como
Catechisti Diocesi Di Como
February 11, 2025 at 08:22 AM
Domenica 16 febbraio 2025 Sesta domenica del T.O. Don Silvio Bellinello Nelle letture di questa sesta domenica del tempo ordinario veniamo provocati da un messaggio chiaro che diviene tema comune e spunto di riflessione per la nostra vita da discepoli. Benedizione o maledizione sembrano essere gli accenti che ci vengono proposti. E’ il mistero della libertà dell’uomo e della docilità o meno del cuore umano. Lasciamoci guidare dalla Parola e chiediamo il dono grande di lasciarci scalfire da essa. La prima lettura tratta dal libro del profeta Geremia, ci presenta il grande tema della libertà umana. Il Signore attraverso il profeta richiama la conversione da tutto ciò che è contrario alla grazia: «maledetto l’uomo che confida nell’uomo e pone nella carne il suo sostegno…». E’ la radice del male, dell’uomo illuso che non ha bisogno di Dio, che pone le sue forze in se stesso. Lo stesso profeta, nella seconda parte del brano riporta le coordinate benevole per un’esistenza piena e sicura :«Benedetto l’uomo che confida nel Signore e il Signore è la sua fiducia. E’ come un albero piantato lungo corsi d’acqua… » Gli orizzonti che questi pochi versetti ci raccontano ci mostrano prospettive differenti. Ad ognuno di noi spetta scegliere su cosa o su chi fondare la propria esistenza. La nostra stessa vita ci racconta nel suo dispiegarsi che fondarsi su sè stessi porta ad un fallimento finale che ci lascia tristi e sconsolati. Se guardiamo alla seconda lettura ci accorgiamo che l’apostolo Paolo scrivendo alla comunità di Corinto scrive in verità anche a noi, scrive a tutti, soprattutto a coloro che fanno risuonare in loro la Parola. Il suo messaggio, in continuità con il brano di domenica scorsa, va all’essenziale: se Cristo non è risorto vana è la fede del discepolo e inutile la predicazione della Parola. Anche questa provocazione apre al mistero della libertà umana, fidarsi o no della Parola che ci raggiunge, viverla con la curiosità di comprendere che reazione produce nel cuore dell’uomo, accoglierla per riscoprirsi persone rinnovate e inondate dalla presenza consolante di Dio. Comprendere o almeno intuire il mistero della passione, morte e risurrezione di Cristo diviene per il discepolo la priorità della propria esistenza. Il panorama che si apre davanti a noi è differente a seconda di quale finestra del vivere umano apriamo, sempre l’apostolo ci ricorda che: « Ora, invece, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti». Una verità iscritta da Dio e che se accolta è capace di cambiare il cuore dell’uomo. Il brano del vangelo di Luca che ci viene proposto è una versione più breve delle beatitudini proposte da Matteo. L’evangelista aggiunge poi l’atteggiamento contrario alle salutari beatitudini con l’affermazione – guai a voi -, un comportamento che porta nella direzione opposta a quella che il Signore ci chiede, che fa dell’uomo stesso il proprio Dio. Le beatitudini aprono l’orizzonte di comunione con il Signore, innestano nella vita e nelle dinamiche umane nuova linfa e nuova forza. Tengono aperto il cuore alla presenza di Dio e al suo agire. I “guai” pronunciati da Gesù divengono monito per una reale conversione del cuore e una purificazione della carità. Mi chiedo con voi: quanto ho il desiderio di convertirmi realmente? Cosa faccio di concreto per progredire nel cammino di santità che mi è stato donato fin dal mio battesimo? Sappiamo bene che non bastano i buoni propositi e le pie intenzioni. Occorrono gesti concreti che nascono dalla determinazione umana e soprattutto dalla grazia di Dio che ci fanno dire di sì a ciò il Padre desidera per noi e no a tutto ciò che gli è contrario. In questo tempo giubilare riproponiamo il nostro sì al Signore, scegliamo un impegno preciso da vivere nella fedeltà e in risposta al suo amore. Lasciamoci consigliare dalla “strana e benefica” logica delle beatitudini. Logica comprensibile solo se la rileggiamo nella figura del Cristo, il beato per eccellenza, Colui che, uguale al Padre, ci mostra come vivere pienamente la nostra umanità. Sempre il testo delle beatitudini ci fa considerare la realtà del cielo, ci ricorda che siamo fatti non solo per questa terra ma per quel paradiso pensato da Dio da sempre per ognuno di noi. A noi il compito di raccontare con la vita questa speranza che diviene certezza nella fedeltà a Dio, a noi la missione di cambiare e convertire la nostra esistenza riconoscendoci beati e benedetti da Dio Padre, a noi il desiderio di chiedere ogni giorno sempre di più di riscoprire la bellezza della santità battesimale, per ricevere quell’eredità sola che vale la pena ottenere: la vita eterna in una comunione piena con Dio.
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