Catechisti Diocesi Di Como
Catechisti Diocesi Di Como
February 25, 2025 at 08:19 AM
Domenica 2 marzo 2025 OTTAVA DOMENICA del T.O. Don Silvio Bellinello Ci ritroviamo insieme nuovamente per lasciarci condurre dalla Parola di Dio che nella celebrazione domenicale ci conduce all’incontro con Cristo. In questa ottava domenica del tempo ordinario apriamo il cuore a ciò che la Parola ci regala per poi impegnarci a viverla nella vita di ogni giorno. Il leitmotiv che intesse la celebrazione richiama le immagini dell’albero e dei frutti. Come sempre lasciamoci “provocare” per rispondere con la coerenza della vita all’invito divino. La prima lettura ci fa incontrare un breve brano tratto dal libro del Siracide, pochi versetti che esprimono il modo sapiente con il quale vivere: «il frutto dimostra come è coltivato l’albero, così la parola rivela i pensieri del cuore». La parola che noi usiamo, anche nella sola logica umana, esprime un significato, ci racconta e ci pone credibili o no agli occhi di chi ci incontra. In una semplicità di figli siamo chiamati ad essere veri ed autentici, a fare la differenza nelle situazioni e nelle relazioni che viviamo. Una prima domanda che pongo a me e a voi è: che parole uso nelle relazioni con gli altri? Le mie parole cosa raccontano di me? Domande che si scrivono facilmente ma che se, colte nella loro pregnanza, diventano una reale occasione di conversione e di cambiamento. Tutta la vita del discepolo è chiamata a raccontare la logica del Maestro, volto del Padre, e la carità diviene il biglietto da visita con il quale ci si presenta all’altro. Anche la seconda lettura ha in filigrana lo stesso tema: «perciò, fratelli miei carissimi, rimanete saldi e irremovibili, progredendo sempre più nell’opera del Signore». L’opera del Signore è raccontare e mostrare l’amore del Padre che sempre ci assiste, per dare conforto e forza a chi è scoraggiato… risuona la parola di Gesù: venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi e io vi ristorerò (Mt 11,28) Quest’opera di vita diviene obbligo per il cristiano, per dare pienezza ad una vita che nel perdersi si guadagna. L’apostolo Paolo scrivendo ai Corinzi ricorda che il frutto del sacrificio di Cristo è la nostra vittoria, che il Frutto per eccellenza che si è offerto, ha prodotto per ognuno di noi un’eredità di felicità e di pienezza. Rimanere saldi lo si può vivere solo se ci fondiamo su Cristo, riconoscendo che anche la fatica, la croce, porta frutto e genera in noi vita nuova, solo se la viviamo con il Signore. Se guardo al vangelo di Luca che ci viene proposto lo trovo intriso della logica divina. Due espressioni di questo tema vengono proposte: la conversione personale e la fruttuosità delle opere o no. Spendo qualche riga per una riflessione sulla conversione personale. Con l’immagine che Gesù usa: «perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?» ci ricorda che il giudizio non è mai lecito e che ognuno di noi porta motivo per cambiare qualcosa di se stesso. La logica che il Maestro propone pone il discepolo a guardare dentro di sé per scorgere ciò che va cambiato, con la grazia dello Spirito, e per convertire realmente il proprio vissuto. La domanda lecita è dunque: cosa devo cambiare in me? Quale trave dal mio ’occhio devo togliere? La seconda parte del vangelo lucano ci propone invece una riflessione cristallina sulle opere umane: «non vi è albero buono che produca frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca frutto buono. Ogni albero, infatti, si riconosce dal suo frutto». Ecco allora la riflessione che ci permette di camminare nella sequela a Gesù. Quali sono le opere che compiano? Perché le compiamo? Nella vita cristiana e nella sua coerenza, dono da chiedere sempre, dobbiamo svuotare il cuore da tutto ciò che lo appesantisce: orgoglio, pigrizia, superficialità, indifferenza, giudizio; atteggiamenti che minano qualsiasi tipo di comunione e di condivisione e che ci fanno chiudere in noi, ci rendono incapaci di essere in comunione con i fratelli e le sorelle che abbiamo vicino. L’anno giubilare che stiamo vivendo ci ripropone un grande antidoto a queste malattie, ci ricorda che la speranza cristiana riapre il cuore all’incontro con Cristo e in Cristo ai fratelli che abbiamo accanto, cito dalla bolla di indizione del giubileo: «abbiamo bisogno di abbondare nella speranza per testimoniare in modo credibile e attraente la fede e l’amore che portiamo nel cuore perché la fede sia gioiosa, la carità entusiasta» (SnC 18) Sappiamo che seguire il Signore non è facile, ma Egli ci assicura la sua presenza e il suo sostegno. A noi il compito di camminare speditamente dietro a Lui per vivere la freschezza e la bellezza della vita piena. Buon cammino di appartenenza al Signore.
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