
HUMAN RELOAD - Outgrow your limits.
February 4, 2025 at 06:29 AM
NON SIATE SEMPLICIOTTI!
Ovvero: della semplificazione e della superficialità.
“Quando mai uno stupido è stato innocuo? Lo stupido più innocuo trova sempre un'eco favorevole nel cuore e nel cervello dei suoi contemporanei che sono almeno stupidi quanto lui: e sono sempre parecchi. Inutile poi aggiungere che niente è più pericoloso di uno stupido che afferra un'idea, il che succede con una frequenza preoccupante. Se uno stupido afferra un'idea, è fatto: su quella costruirà un sistema e obbligherà gli altri a condividerlo.” (Ennio Flaiano)
Mi verrebbe da aggiungere, se il caro estinto giornalista e scrittore non me ne volesse dall’aldilà, che lo stupido conduce certamente una vita più leggera e meno pesante di tutti coloro che, come il sottoscritto, pensano troppo o si pongono mille dubbi quotidiani sia sulle faccende più semplici che su quelle più complesse.
Facciamo fatica a fruire le informazioni in maniera corretta e scevra da pensieri e pregiudizi. A dire il vero, quotidianamente facciamo esattamente l’opposto: filtriamo solo ed esclusivamente ciò che riteniamo consciamente o inconsciamente rilevante per noi e per la nostra vita quotidiana. Uno “stupido”, a differenza di una persona che ha speso tempo e risorse immerso nella conoscenza, riesce con più facilità a generalizzare o modellizzare idee e concetti. Essendo infatti scevro da punti di riferimento, da informazioni o anche solo da conoscenze pregresse, potrà al massimo rifarsi alle sue esperienze passate (se ne ha e da vedere di che tipo e qualità). Al massimo potrà aggiungere voci ed informazioni parziali ottenute da sorgenti di semplice accesso e soprattutto di semplice comprensione (il famoso “cugino”). Tale semplicità a volte è disarmante. Certo, come afferma Flaiano, la semplicità può essere spesso fraintesa come rimozione di contenuti e concetti (apparentemente) ridondanti, che possono però trasformarsi in chiavi di volta necessarie per prendere decisioni.
Troppo spesso infatti si confondono i concetti di semplicità e superficialità. Semplificare è un’arte: non è banale rimuovere ciò che non è funzionale ad un certo prodotto o processo, è necessario comprenderne le tecniche per ottenere risultati efficaci.
Prendiamo ad esempio il mondo della comunicazione attuale, dove occorre essere brevi e riuscire a dire tutto.
"Mi scuso per la lunghezza della mia lettera, ma non ho avuto il tempo di scriverne una più breve" scriveva Blaise Pascal intorno al 1656, aprendo una tra le più note delle sue Lettres Provinciales.
I testi lunghi, i periodi contorti e le frasi ampollose non aumentano l’importanza del testo, né esaltano il suo contenuto. Neppure conferiscono all’autore una patente di professionalità, spesso producono l’effetto contrario.
Ciò accade in tutte le forme di comunicazione verbale e/o scritta, incluse quelle digitali. A volte sembra tutto semplice perché basta schiacciare un pulsante per ottenere ciò di cui necessitiamo, portandoci a pensare che “semplificare” sia un esercizio mentale semplicissimo, alla portata di tutti.
Semplificare la complessità è un percorso lungo e tortuoso: Catone il censore diceva “Rem tene, verba sequentur”, ovvero è più semplice comunicare in modo corretto ed efficace quando si ha padronanza dell’argomento.
Parafrasando, potremmo dire: “Conosci, e poi potrai semplificare”, altrimenti il rischio di prendere lucciole per lanterne può diventare davvero elevato. Siamo infatti circondati di personaggi che credono di essere professionisti della semplificazione, ma che invece sono solo generalizzatori o banalizzatori di complessità. Tutto questo avrebbe del comico, se non fosse magnetico il potere che queste persone hanno di attrarsi tra di loro e di generare fenomeni di contaminazione di analfabetismo funzionale.
La stupidità esisteva certamente anche in passato, tuttavia internet e il cosiddetto villaggio globale hanno consentito la generazione di ampi spazi di (pericolosa) aggregazione di ignoranza, trasformando in quotidianità i discorsi che sentivamo solo al cinema tra Troisi e Benigni in Non ci resta che piangere.
Non siate ingenui: siate semplici sì, ma non sempliciotti. Apritevi alla conoscenza e ponetevi dubbi, lavorando alacremente per comprendere a fondo, prima di semplificare.

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