Solo Gesù salva
Solo Gesù salva
February 21, 2025 at 09:08 AM
*"Io sono" nel Getsemani* Il passo biblico di oggi ci porta nel cuore della notte in cui Gesù fu tradito, un momento carico di tensione, ma anche di profonda rivelazione spirituale. Questo brano non è solo una cronaca storica, ma una finestra aperta sulla natura divina di Cristo, sulla sua sovranità e sul suo amore incondizionato per i suoi discepoli e per l'umanità. Gesù, consapevole di ciò che stava per accadere, si dirige volontariamente verso il luogo del suo arresto. Non è una vittima passiva, ma il Signore della storia che cammina con determinazione verso il compimento del piano di redenzione. Il giardino del Getsemani, oltre ad essere un luogo fisico, diventa un simbolo della solitudine e dell'agonia che Gesù sta per affrontare. Eppure, anche in questo momento, egli dimostra una calma sovrana e una totale fiducia nel Padre. Quando Giuda arriva con la coorte e le guardie, armate di lanterne, torce e spade, Gesù non fugge né resiste. Invece, si fa avanti e chiede: «Chi cercate?». La risposta delle guardie, «Gesù il Nazareno», è seguita dalla semplice ma potente dichiarazione di Gesù: «Io sono». Queste parole non sono solo un'identificazione, ma un'eco della rivelazione divina dell'Antico Testamento, quando Dio si presentò a Mosè come «Io sono» (Esodo 3:14). In questo momento, Gesù rivela la sua natura divina, e la potenza di queste parole è tale che i soldati indietreggiano e cadono a terra. Questo episodio ci ricorda che, nonostante le apparenze, Gesù è sempre in controllo. La sua autorità non è diminuita dalla presenza delle armi o dalla folla ostile. Gesù, tuttavia, non usa questa autorità per salvare se stesso, ma per proteggere i suoi discepoli. Chiede che siano lasciati andare, adempiendo così alla promessa fatta al Padre: «Di quelli che tu mi hai dati, non ne ho perduto nessuno» (Giovanni 17:12). Questo gesto di protezione riflette il cuore del buon pastore, che dà la sua vita per le pecore (Giovanni 10:11). Anche nel momento del tradimento, Gesù pensa ai suoi, dimostrando un amore che va oltre ogni comprensione umana. L'episodio di Pietro, che tenta di difendere Gesù con la spada, è un ulteriore insegnamento. Gesù lo rimprovera dolcemente: «Rimetti la spada nel fodero; non berrò forse il calice che il Padre mi ha dato?». Queste parole ci ricordano che la via di Dio non è la via della violenza o della forza umana. Gesù accetta volontariamente il "calice" della sofferenza, perché sa che è attraverso di essa che la salvezza sarà compiuta. La sua obbedienza al Padre è un modello per noi, chiamati a seguirlo anche quando il cammino è difficile. In questo brano, vediamo Gesù come il Re sofferente, il servo obbediente, il pastore che protegge il suo gregge. La sua dichiarazione «Io sono» risuona ancora oggi, invitandoci a riconoscere la sua divinità e a confidare nella sua sovranità, anche nelle nostre notti più oscure. Come i discepoli, siamo chiamati a seguirlo, non con le nostre forze, ma con la fede che egli è sempre con noi, anche nel Getsemani della nostra vita. _Meditazione di Giovanni 18:1-11_
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