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Meditazioni bibliche per chi cerca Gesù, l'unica Via!

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Solo Gesù salva
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6/20/2025, 6:29:58 AM

*Buondí e pace a tutti.* *"Solo Gesù salva"* è anche su *Spotify!* Lo scopo del *podcast*, attraverso brevi meditazioni della Parola di Dio, è *accrescere* la propria conoscenza biblica basandosi sulle *verità fondamentali* che la Bibbia stessa ci fornisce. *Seguitelo*, se gradite. *Dio ci benedica insieme.* https://open.spotify.com/show/7LCoA0csPI3UsLgU5MdgFh

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6/6/2025, 8:26:12 AM

*Chiamati e mandati dallo Spirito* Il racconto di oggi ci offre un quadro vivace della vita della chiesa primitiva e del modo in cui lo Spirito Santo guida il Suo popolo. In questo passaggio, vediamo come Dio opera attraverso la comunità dei credenti, chiama i Suoi servitori e li equipaggia per l’opera missionaria, nonostante le opposizioni. La chiesa di Antiochia era un modello di diversità e unità. Tra i suoi membri c’erano profeti e dottori: Barnaba, Simeone detto Niger, Lucio di Cirene, Manaem e Saulo. Uomini di origini e background diversi, ma uniti nel culto, nella preghiera e nel digiuno. È in questo contesto di adorazione e consacrazione che lo Spirito Santo parla: *«Mettetemi da parte Barnaba e Saulo per l’opera alla quale li ho chiamati»* (v. 2). La chiamata al servizio non nasce dall’ambizione umana, ma dalla direzione divina. La chiesa non decide autonomamente, ma discerne la voce di Dio nel contesto della comunione e della sottomissione reciproca. Prima di inviare, la comunità digiuna, prega e impone le mani, riconoscendo che l’opera è di Dio, non loro. Barnaba e Saulo (ora chiamato Paolo) partono *«mandati dallo Spirito Santo»* (v. 4). Non sono semplicemente inviati dalla chiesa, ma dallo Spirito stesso. Questo ci ricorda che ogni vero ministero nasce dall’iniziativa di Dio. La missione non è un’impresa umana, ma un’opera divina realizzata attraverso strumenti consacrati. A Cipro, essi annunciano la Parola nelle sinagoghe, affrontando resistenze. Elima, il mago, cerca di ostacolare la fede del proconsole Sergio Paolo. Ma Paolo, *«pieno di Spirito Santo»* (v. 9), lo affronta con autorità, smascherando le tenebre e dimostrando la potenza di Dio. Il risultato? Il proconsole *«credette, colpito dalla dottrina del Signore»* (v. 12). Non tutto, però, va secondo i piani umani. Giovanni Marco, loro aiutante, li abbandona (v. 13). Questo episodio ci ricorda che anche nel servizio a Dio ci sono disillusioni e difficoltà. Eppure, Dio rimane sovrano. La Sua opera non dipende dalla perfezione dei Suoi strumenti, ma dalla Sua grazia. Cosa impariamo dal racconto di oggi? 1. *L’importanza della comunità* – Come ad Antiochia, siamo chiamati a vivere in comunione, pregando e discernendo insieme la volontà di Dio. 2. *La chiamata viene da Dio* – Se serviamo, è perché Lui ci ha scelti e ci manda. Non dobbiamo cercare gloria personale, ma ubbidienza. 3. *La battaglia spirituale è reale* – Come Elima, il mondo resiste al Vangelo. Ma lo Spirito Santo ci dà forza per combattere con la verità. 4. *Dio è fedele nonostante i fallimenti* – Anche se qualcuno si tira indietro, la missione di Dio procede. Che possiamo, come quella chiesa di Antiochia, essere una comunità in ascolto dello Spirito, pronta a mandare e a essere mandata, confidando che è Lui a compiere la Sua opera attraverso di noi. *«Non per potenza, né per forza, ma per lo Spirito mio, dice il Signore degli eserciti»* (Zaccaria 4:6). _Meditazione di Atti 13:1-13_

Solo Gesù salva
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5/30/2025, 10:05:50 AM

*Fede in azione* Nel racconto che meditiamo oggi, un momento di crisi diventa un’opportunità per manifestare l’amore di Cristo. La profezia di Agabo annuncia una carestia imminente, un evento che avrebbe colpito duramente la comunità dei credenti, specialmente in Giudea. Di fronte a questa notizia, la chiesa di Antiochia non rimane indifferente: i discepoli decidono di raccogliere offerte per sostenere i fratelli nel bisogno. Questo brano ci offre tre insegnamenti fondamentali sulla vita della fede. Agabo non parla a titolo personale, ma "mediante lo Spirito". La sua profezia è un invito a riconoscere che Dio conosce il futuro e guida il suo popolo. La chiesa di Antiochia, composta da credenti provenienti dal paganesimo (Atti 11:20-21), dimostra di essere radicata nell’ascolto dello Spirito. Non ignorano il messaggio, né lo interpretano con fatalismo. Al contrario, lo accolgono come un appello all’azione. Anche oggi, Dio ci parla attraverso la sua Parola e le circostanze della vita. La domanda è: siamo disposti ad ascoltare? La fede autentica non è passiva, ma si lascia interrogare dalle necessità del mondo, riconoscendo in esse una chiamata divina. La decisione dei discepoli di inviare soccorsi non è dettata da semplice filantropia, ma dall’amore fraterno che nasce dal Vangelo. Notiamo due aspetti: - *La generosità è proporzionale ("ciascuno secondo le proprie possibilità")*: Non c’è coercizione, ma libertà. Ognuno dà ciò che può, senza paragoni o sensi di colpa. - *La condivisione supera le barriere*: Antiochia è una chiesa gentile, mentre la Giudea è composta principalmente da credenti ebrei. Eppure, la diversità non impedisce l’unità. Anzi, diventa occasione per dimostrare che in Cristo "non c’è né Giudeo né Greco" (Galati 3:28). Questo gesto ricorda le parole di Paolo in 2 Corinzi 8:13-15: l’uguaglianza nella comunità cristiana non è uniformità, ma interdipendenza. Quando una parte del corpo soffre, tutte le altre soffrono con essa (1 Corinzi 12:26). Barnaba e Saulo (il futuro Paolo) sono incaricati di portare le offerte agli anziani di Gerusalemme. Non si tratta di un semplice atto logistico, ma di un segno di comunione tra le chiese. Barnaba, già noto per la sua capacità di incoraggiare (Atti 4:36), e Saulo, ex persecutore ora trasformato, diventano strumenti di riconciliazione e speranza. Questo episodio ci ricorda che la missione della chiesa non è solo predicare, ma anche servire. La diaconia (servizio) e la kerygma (annuncio) vanno di pari passo. Come scrive Giacomo: "Se un fratello o una sorella sono nudi e mancano del cibo quotidiano, e uno di voi dice loro: 'Andate in pace, scaldatevi e saziatevi', ma non date loro ciò che è necessario al corpo, a che cosa serve?" (Giacomo 2:15-16). La carestia al tempo di Claudio potrebbe sembrare un dettaglio storico, ma per la chiesa diventa un’occasione per incarnare il Vangelo. Dinanzi alle crisi del nostro tempo – povertà, guerre, ingiustizie – anche noi siamo chiamati a rispondere con la stessa fede concreta. Dio non ci chiede di risolvere tutti i problemi del mondo, ma di essere fedeli nel nostro ambito, dando "secondo le nostre possibilità" e collaborando con altri fratelli. In questo modo, dimostriamo che il Regno di Dio non è solo una promessa futura, ma una realtà che trasforma il presente. _Meditazione di Atti 11:27-30_

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5/28/2025, 9:03:03 AM

*La svolta* Il brano degli Atti degli Apostoli che meditiamo oggi ci presenta un momento cruciale nella storia della Chiesa primitiva: il vangelo, inizialmente annunciato solo ai Giudei, comincia a raggiungere anche i Greci, i pagani. Questo passaggio non è solo un dettaglio storico, ma una svolta teologica e missionaria che ci interpella ancora oggi. I primi credenti, dispersi a causa della persecuzione scoppiata dopo il martirio di Stefano, inizialmente annunciano la Parola solo ai Giudei (v. 19). Ma alcuni di loro, provenienti da Cipro e Cirene, osano fare qualcosa di radicale: parlano anche ai Greci (v. 20). Non sappiamo i loro nomi, ma la loro audacia cambia la storia della Chiesa. Questi credenti non agiscono per ribellione o disprezzo delle tradizioni, ma perché spinti dallo Spirito Santo a riconoscere che il vangelo è per tutti. La loro azione ci ricorda che Dio spesso opera attraverso persone umili e sconosciute, che hanno il coraggio di rompere schemi consolidati per seguire la Sua chiamata. Il successo della missione non dipende dall’abilità umana, ma dalla presenza di Dio. Il testo sottolinea: *"La mano del Signore era con loro"*. Quando la Chiesa obbedisce alla missione di annunciare Cristo a tutti, Dio agisce con potenza. La conversione di molti Greci ad Antiochia non è frutto di strategie umane, ma dell’opera dello Spirito. Anche oggi, la Chiesa è chiamata a confidare non nelle proprie forze, ma nella potenza di Dio. Dovunque il vangelo è predicato con fedeltà, lo Spirito Santo opera nei cuori. Quando la notizia giunge a Gerusalemme, la Chiesa manda Barnaba, un uomo descritto come *"buono, pieno di Spirito Santo e di fede"* (v. 24). Barnaba non arriva con sospetto o gelosia, ma si rallegra nel vedere la grazia di Dio all’opera e incoraggia i nuovi credenti a perseverare. Barnaba rappresenta la figura del pastore che sa discernere l’opera di Dio anche quando assume forme nuove. Invece di imporre modelli preconfezionati, egli sostiene ciò che lo Spirito sta facendo. Poi, con grande saggezza, cerca Saulo (il futuro Paolo) per coinvolgerlo nell’opera (v. 25-26). Questo ci insegna l’importanza della collaborazione e del mentoring nella vita della Chiesa. È significativo che proprio in un contesto multiculturale come Antiochia, dove Giudei e Greci diventano un solo popolo in Cristo, i discepoli ricevano per la prima volta il nome di *"cristiani"*. Non è un termine scelto da loro, ma dato dall’esterno, forse con intento derisorio. Eppure, diventa un’identità gloriosa: seguaci di Cristo. Questo ci ricorda che la nostra identità non è definita dalla razza, dalla cultura o dalle tradizioni, ma da Cristo stesso. Essere *"cristiani"* significa appartenere a Lui e testimoniarlo in ogni contesto. La storia di Antiochia ci sfida a riflettere: quali confini siamo chiamati a oltrepassare oggi? Forse barriere culturali, pregiudizi, o semplicemente la nostra zona di comfort. Come quei credenti di Cipro e Cirene, siamo invitati a portare il vangelo con audacia, fidandoci che la mano del Signore è con noi. E come Barnaba, siamo chiamati a riconoscere e incoraggiare l’opera di Dio, anche quando assume forme inaspettate. Infine, che il nostro unico vanto sia quello di essere veramente *"cristiani"*—discepoli di Gesù, annunciatori della Sua grazia per tutti. _Meditazione di Atti 11:19-26_

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Solo Gesù salva
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6/2/2025, 8:09:18 AM

*Fervide preghiere* Il capitolo 12 degli Atti degli Apostoli ci presenta un momento cruciale nella vita della Chiesa primitiva, segnato da persecuzione, preghiera e potente intervento divino. Il racconto si apre con un atto di violenza: Erode Agrippa I, per compiacere i capi giudaici, fa uccidere Giacomo, fratello di Giovanni, e imprigiona Pietro. Questo episodio ci ricorda che la storia della Chiesa è spesso intessuta di sofferenza, ma anche della presenza fedele di Dio. Giacomo viene martirizzato, mentre Pietro è incarcerato in attesa di un processo pubblico dopo la Pasqua. La situazione sembra disperata: Pietro è sorvegliato da sedici soldati, legato con doppie catene. Erode, simbolo del potere oppressivo, rappresenta tutte le forze che ancora oggi cercano di soffocare la testimonianza cristiana. Eppure, proprio quando tutto sembra perduto, Dio agisce in modo imprevedibile. Un dettaglio cruciale è che *"fervide preghiere erano fatte per lui dalla chiesa"* (v. 5). Non sappiamo se i credenti pregassero per la liberazione di Pietro o solo per la sua forza nella prova. Tuttavia, la loro preghiera era insistente, unitaria e fiduciosa. Spesso, anche noi preghiamo senza sapere come Dio risponderà, ma la Scrittura ci esorta a *"perseverare nella preghiera"* (Romani 12:12). Mentre Pietro dorme (segno di pace nonostante il pericolo), un angelo lo sveglia, le catene cadono, e le porte si aprono da sole. Pietro crede di vedere una visione, ma presto riconosce: *"Il Signore ha mandato il suo angelo e mi ha liberato"* (v. 11). Questo miracolo ricorda che Dio non è limitato dalle nostre circostanze. Le catene che ci imprigionano – paure, oppressioni, peccati – possono essere spezzate dalla Sua potenza. Quando Pietro arriva alla casa di Maria, i credenti riuniti stentano a credere che sia lui. La serva Rode, per la gioia, lascia Pietro fuori dalla porta! Anche noi, a volte, fatichiamo a riconoscere l’opera di Dio quando si manifesta in modi inaspettati. La loro incredulità è umana, ma Pietro testimonia con chiarezza: Dio ha operato un miracolo. Il racconto si chiude con l’ironia della sorte: Erode, dopo aver fatto uccidere le guardie impotenti, viene poi colpito da Dio per la sua superbia (Atti 12:20-23). Questo ci ricorda che *"Dio resiste ai superbi, ma dà grazia agli umili"* (1 Pietro 5:5). Questo testo ci invita a: - *Pregare con perseveranza*, anche quando la situazione sembra senza speranza. - *Fidarci della sovranità di Dio*, che può intervenire in modi sorprendenti. - *Testimoniare con coraggio*, come Pietro, riconoscendo che ogni liberazione viene dal Signore. In un mondo dove ancora molti fratelli e sorelle soffrono per la fede, Atti 12 ci ricorda che Dio è sempre all’opera, anche quando il buio sembra prevalere. La nostra speranza non è nelle catene che cadono, ma nel Dio che le spezza. *"A Colui che può, mediante la potenza che opera in noi, fare infinitamente di più di tutto ciò che chiediamo o pensiamo, a Lui sia la gloria!"* (Efesini 3:20). _Meditazione di Atti 12:1-19_

Solo Gesù salva
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6/4/2025, 11:17:51 AM

*La vanità che svanisce* Il racconto di oggi ci presenta un drammatico contrasto tra la fragilità del potere umano e la sovrana potenza di Dio. Erode Agrippa I, re fantoccio sotto il dominio romano, si erge in tutta la sua pompa regale, acclamato come una divinità, solo per essere improvvisamente abbattuto dal giudizio divino. Nel frattempo, la Parola di Dio avanza indisturbata, dimostrando che solo il Regno di Cristo è eterno. Erode, vestito con lo splendore regale e seduto sul trono, incarna l’apice dell’orgoglio umano. Il popolo, forse per adulazione o forse per paura, grida: *«Voce di un dio e non di un uomo!»*. Invece di respingere questa blasfemia, Erode l’accetta, usurpando la gloria che spetta solo a Dio. La risposta del Signore è immediata e terribile: un angelo lo colpisce, ed egli muore *«roso dai vermi»*. Questo episodio ci ricorda che *«Dio resiste ai superbi, ma dà grazia agli umili»* (Giacomo 4:6). Nessun potere umano, per quanto grande, può sfidare impunemente la maestà di Dio. La storia è piena di tiranni che sono caduti nel momento del loro apparente trionfo, perché *«ogni altezza sarà abbassata»* (Isaia 2:12). Erode credeva di controllare tutto: la politica, i popoli vicini (come Tiri e Sidone), persino la vita dei credenti (cfr. Atti 12:1-3). Ma in un istante, tutto svanisce. La sua morte non è solo un castigo personale, ma un simbolo del destino di ogni regno che si oppone a Dio (Salmo 2). In contrasto, la Parola di Dio *«progrediva e si diffondeva»* (v. 24). Mentre i re passano e i loro nomi svaniscono, il Vangelo avanza. Questo è un incoraggiamento per la Chiesa in ogni epoca: anche quando i potenti sembrano trionfare, il piano di Dio non può essere fermato. Mentre Erode muore, il testo ci riporta all’opera dei discepoli: Barnaba e Saulo (il futuro Paolo) ritornano da Gerusalemme, portando con sé Giovanni Marco. Questo dettaglio sembra quasi marginale, ma è significativo: Dio sta preparando i suoi strumenti per l’espansione missionaria (Atti 13). La lezione è chiara: la Chiesa non deve fissarsi sui poteri terreni, ma sulla missione affidata da Cristo. I regni umani vengono e vanno; la Parola del Signore rimane per sempre (1 Pietro 1:25). La storia di Erode ci interroga: cerchiamo l’approvazione degli uomini o la gloria di Dio? Viviamo per l’autoesaltazione o per servire il Regno che non tramonta? Mentre il mondo applaude ai suoi "eroi" effimeri, noi siamo chiamati a proclamare un unico Re, Gesù Cristo, *«il quale, pur essendo nella forma di Dio, non considerò l’essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi, ma umiliò sé stesso»* (Filippesi 2:6-7). A Lui solo sia la gloria, ora e in eterno. _Meditazione di Atti 12:20-25_

Solo Gesù salva
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5/23/2025, 6:59:15 AM

*Dio non ha riguardi personali* Il capitolo 10 degli Atti degli Apostoli rappresenta una svolta decisiva nella storia della Chiesa primitiva. Attraverso le vicende di Cornelio e Pietro, lo Spirito Santo rivela una verità rivoluzionaria: il Vangelo di Gesù Cristo non è riservato a un popolo eletto per nascita, ma è offerto a tutti coloro che lo ricevono con fede, senza distinzioni di razza, cultura o condizione sociale. Cornelio, un centurione romano, è descritto come un uomo "pio e timorato di Dio" (v. 2). Pur essendo un gentile, la sua vita è caratterizzata dalla preghiera e dalle opere di misericordia. Dio non ignora la sincerità del suo cuore e gli manda un angelo per guidarlo verso la pienezza della verità. Questo ci ricorda che Dio guarda al cuore (1 Samuele 16:7) e che la sua grazia opera anche al di fuori delle strutture religiose tradizionali. Cornelio obbedisce prontamente alla visione, inviando dei messaggeri a cercare Pietro. La sua disponibilità a mettersi in ascolto dimostra una fede autentica, pronta a ricevere ciò che Dio ha preparato per lui. Mentre i messaggeri di Cornelio sono in viaggio, Pietro riceve a sua volta una visione: una tovaglia piena di animali considerati impuri secondo la legge mosaica. La voce divina lo invita a mangiare, ma Pietro resiste, rimanendo fedele alle tradizioni ebraiche. La risposta di Dio è chiara: *"Le cose che Dio ha purificate, non farle tu impure"* (v. 15). Questa visione non riguarda solo il cibo, ma simboleggia l’abolizione delle barriere tra giudei e gentili. Pietro, come buon ebreo, avrebbe rifiutato di entrare in casa di un pagano (v. 28), ma Dio gli sta mostrando che il Vangelo supera ogni divisione umana. Quando Pietro arriva a Cesarea, Cornelio lo accoglie con reverenza, ma l’apostolo lo rialza, ricordandogli: *"Anch’io sono un uomo!"* (v. 26). Questo gesto è significativo: Pietro non è un mediatore divino, ma un testimone di Cristo. Cornelio racconta la sua esperienza, e Pietro comprende finalmente il senso della visione: *"In verità comprendo che Dio non ha riguardi personali; ma che in qualunque nazione chi lo teme e opera giustamente gli è gradito"* (vv. 34-35). Questa è una rivelazione straordinaria: la salvezza non dipende dall’appartenenza etnica o religiosa, ma dalla fede in Gesù Cristo. Mentre Pietro annuncia il Vangelo, lo Spirito Santo scende su tutti i presenti, proprio come era accaduto ai discepoli a Pentecoste (Atti 2). Questo evento sconvolge i credenti di origine ebraica, che devono riconoscere che Dio non fa preferenze: anche i gentili ricevono lo stesso dono. Pietro, guidato dallo Spirito, ordina che siano battezzati, riconoscendo che la fede in Cristo è l’unica condizione per entrare nella comunità dei salvati. Cosa impariamo oggi da questo racconto? 1. *Dio cerca cuori sinceri* – Come Cornelio, non dobbiamo essere perfetti per essere ascoltati da Dio, ma dobbiamo cercarlo con umiltà e perseveranza. 2. *Il Vangelo abbatte ogni barriera* – La Chiesa è chiamata a superare pregiudizi culturali, sociali e religiosi, annunciando Cristo a tutti. 3. *Lo Spirito Santo guida la missione* – Come Pietro, dobbiamo essere disposti a lasciarci correggere e condurre da Dio, anche quando le sue vie ci sorprendono. La storia di Cornelio e Pietro ci ricorda che *"chiunque invoca il nome del Signore sarà salvato"* (Romani 10:13). Nessuno è escluso dall’amore di Dio, purché si avvicini a Lui con fede. Possiamo rendere grazie per questa grazia che ci unisce in Cristo, nostro unico Signore e Salvatore. _Meditazione di Atti 10:1-48_

Solo Gesù salva
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6/11/2025, 6:54:44 AM

*Accoglienza o opposizione* _"Era necessario che a voi per primi si annunziasse la Parola di Dio; ma poiché la respingete... ecco, ci rivolgiamo agli stranieri." (Atti 13:46)_ Questo passaggio degli Atti degli Apostoli ci presenta un momento cruciale nell’opera missionaria di Paolo e Barnaba. Ciò che colpisce è il duplice effetto della predicazione del Vangelo: da un lato, genera gioia e accoglienza; dall’altro, suscita opposizione e rifiuto. Questo dinamismo ci interroga ancora oggi sulla natura della Parola di Dio e sulla nostra risposta ad essa. Il sabato successivo alla prima predicazione nella sinagoga di Antiochia di Pisidia, quasi tutta la città si raduna per ascoltare Paolo. L’interesse è enorme, segno che il messaggio del Vangelo ha un potere irresistibile. Tuttavia, questo successo provoca l’invidia e l’ostilità dei Giudei, che iniziano a contraddire e bestemmiare. Qui vediamo un principio spirituale fondamentale: la Parola di Dio non lascia indifferenti. Essa divide, non perché sia divisiva in sé, ma perché rivela i cuori. Come scrive l’apostolo Paolo in 2 Corinzi 2:16, il Vangelo è *"odore di morte per i perduti, ma di vita per i salvati"*. Chi rifiuta Cristo lo fa perché, in fondo, non si ritiene *"degno della vita eterna"* (v. 46). Di fronte al rifiuto dei Giudei, Paolo e Barnaba dichiarano con franchezza che si rivolgeranno ai Gentili. Questo non è un ripiego, ma l’adempimento di un disegno divino già annunciato nell’Antico Testamento (Isaia 49:6). La salvezza è per tutti, e se alcuni la rifiutano, Dio susciterà credenti altrove. È significativo che proprio gli stranieri, spesso disprezzati dal popolo eletto, accolgono con gioia il messaggio e glorificano Dio. Questo ci ricorda che il Regno di Dio non è legato a privilegi etnici o religiosi, ma alla fede in Cristo. *"Tutti quelli che erano ordinati a vita eterna, credettero"* (v. 48): la salvezza è opera della grazia sovrana di Dio, che apre i cuori alla fede. L’opposizione si fa violenta: i Giudei sobillano le autorità e scatenano una persecuzione che costringe Paolo e Barnaba a lasciare la città. Eppure, i discepoli rimangono *"pieni di gioia e di Spirito Santo"* (v. 52). Come è possibile? Perché comprendono che la sofferenza per il Vangelo non è una sconfitta, ma una partecipazione alle tribolazioni di Cristo (Filippesi 1:29). Scuotere la polvere dai piedi (v. 51) è un gesto simbolico che indica la responsabilità di chi rifiuta la verità, ma anche la libertà dei missionari di proseguire senza rimpianti. Questo brano ci chiede: come accogliamo noi la Parola di Dio? Con indifferenza, con opposizione, o con fede e gioia? Se il Vangelo ci turba, forse è perché ci chiama a un cambiamento radicale. Se invece lo accogliamo, sperimentiamo quella gioia nello Spirito che nemmeno le persecuzioni possono spegnere. Paolo e Barnaba non si fermano: vanno a Iconio, perché il Vangelo deve raggiungere *"l'estremità della terra"*. E oggi, anche attraverso di noi, quella Parola continua a risuonare. _Meditazione di Atti 13:44-52_

Solo Gesù salva
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6/9/2025, 10:40:37 AM

*La promessa compiuta in Cristo* Oggi la Parola di Dio ci scuote con una verità eterna: *Dio mantiene le Sue promesse*. Analizziamo la potente predicazione di Paolo nella sinagoga di Antiochia di Pisidia. Non è un semplice racconto storico, ma un grido dello Spirito Santo che risuona ancora oggi! Paolo, guidato dallo Spirito, ripercorre la storia d’Israele per mostrare una verità gloriosa: *tutto converge in Cristo*. Paolo inizia ricordando l’elezione d’Israele, l’Esodo, i giudici, Davide. Perché? Per dimostrare che *Dio non ha mai abbandonato il Suo popolo* (v. 17-22). Anche quando Israele fu infedele, Dio rimase fedele. Davide, "uomo secondo il cuore di Dio", fu un’ombra del vero Re che sarebbe venuto: Gesù, il Figlio di Davide (v. 23). Questo è il nostro Dio! Non è un Dio distante, ma Colui che *agisce nella storia*, che conduce ogni cosa al Suo proposito. E se oggi ti senti smarrito, ricordati: *la stessa mano che guidò Israele ti sta guidando*. Paolo proclama con audacia: *"Dio ha adempiuto la promessa risuscitando Gesù!"* (v. 32-33). I capi religiosi lo rigettarono, lo inchiodarono alla croce, ma Dio lo risuscitò! (v. 28-30). La resurrezione non è un mito ma è *la prova che Gesù è il Salvatore promesso*. E qui Paolo cita il Salmo 16: *"Non permetterai che il Tuo Santo subisca la decomposizione"* (v. 35). Davide morì e il suo corpo si corruppe, ma Cristo è risorto! *La tomba non Lo poté trattenere!* Questo è il cuore del Vangelo: *Cristo è vivo, e la morte è sconfitta!* Paolo non si ferma alla teologia. Grida: *"Per mezzo di Lui vi è annunciato il perdono dei peccati!"* (v. 38). La Legge di Mosè non poteva giustificare, ma Cristo sì! *"Chiunque crede è giustificato!"* (v. 39). Questo è un messaggio di *grazia radicale*. Non dipende dalle tue opere, ma dalla fede in Colui che è morto e risorto per te! Ma Paolo conclude con un avvertimento solenne: *"Guardate, o disprezzatori!"* (v. 40-41). Dio sta compiendo un’opera potente, ma molti la rifiuteranno. Notate la reazione del popolo (v. 42-43): alcuni chiedono di più, altri seguono Paolo e Barnaba, *convinti a perseverare nella grazia*. E qui sta la domanda per noi oggi: *Come risponderai a Cristo?* - *Se sei stanco del peccato*, sappi che *in Lui c’è perdono*. - *Se sei schiavo della Legge*, sappi che *in Lui c’è libertà*. - *Se dubiti della fedeltà di Dio*, guarda alla croce: *Egli ha mantenuto ogni promessa in Cristo!* Questa non è una semplice lezione. È *un appello allo zelo*. Paolo predicò con passione perché sapeva: *senza Cristo, l’uomo è perduto*. Oggi, la stessa urgenza deve bruciare nei nostri cuori. La Chiesa ha bisogno di *predicatori che gridino la verità*, non di intrattenitori. Il mondo ha bisogno di *testimoni che mostrino Cristo*, non di religiosità vuota. Alzati, credente! Proclama che *Gesù è vivo*, che *il perdono è possibile*, che *la grazia trasforma*. E se ancora non Lo conosci, oggi è il giorno della salvezza. *"Chiunque crede in Lui è giustificato!"* _Meditazione di Atti 13:14-43_

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5/26/2025, 8:11:46 AM

*Confini abbattuti* Il racconto di Atti 11 ci presenta un momento cruciale nella storia della Chiesa primitiva: l’ingresso dei Gentili (i "non circoncisi") nella comunità dei credenti. Questo episodio non è solo un fatto storico, ma una rivelazione profonda della natura sovrana e inclusiva della grazia di Dio. I credenti giudei rimangono scandalizzati dall’azione di Pietro: egli ha oltrepassato i confini religiosi e culturali, entrando in casa di pagani e condividendo con loro il pasto e il Vangelo. La loro reazione ("Tu sei entrato in casa di uomini non circoncisi!") rivela un problema radicato: l’identificazione della fede con tradizioni umane. La circoncisione, segno dell’alleanza con Abramo, era diventata per molti un requisito indispensabile per accedere alla salvezza. Ma Dio stava per compiere qualcosa di nuovo. Pietro racconta la sua straordinaria visione: una tovaglia piena di animali impuri secondo la Legge mosaica, con la voce che lo invita a mangiarne. La sua resistenza iniziale ("Nulla di impuro è mai entrato nella mia bocca!") rappresenta la difficoltà di abbandonare secoli di tradizione. Ma la risposta divina è chiara: *"Le cose che Dio ha purificate, tu non farle impure"*. Dio non sta semplicemente annullando le norme alimentari; sta rivelando una verità più profonda: *la salvezza non dipende dalle nostre opere o dall’osservanza di regole, ma dalla sua grazia sovrana*. Il muro tra "puro" e "impuro" è abbattuto da Cristo (Efesini 2:14). Pietro obbedisce alla chiamata dello Spirito e va nella casa del centurione Cornelio, un pagano timorato di Dio. Mentre predica, lo Spirito scende sui Gentili *"come su di noi al principio"* (riferimento alla Pentecoste). Questo è il segno inequivocabile: Dio non fa preferenze di persone (Atti 10:34). Se lo Spirito, dono esclusivo del popolo di Dio nell’Antico Testamento, ora viene riversato anche sui pagani, chi può opporsi? Pietro riconosce l’opera di Dio e si sottomette: *"Chi ero io da potermi opporre a Dio?"*. Questa è la domanda che ogni credente dovrebbe porsi quando Dio agisce in modi inaspettati, sfidando le nostre categorie religiose. All’inizio, i fratelli giudei contestano Pietro, ma dopo il suo racconto, *"si calmarono e glorificarono Dio"*. La loro reazione finale è esemplare: riconoscono che *Dio ha concesso il ravvedimento anche agli stranieri*. Non è una concessione umana, ma un atto della misericordia divina. Questo testo ci interroga: - *Dove abbiamo eretto muri che Dio vuole abbattere?* Forse non sono più quelli tra circoncisi e incirconcisi, ma tra "noi" e "loro" – chiunque sia il "loro" nella nostra mente. - *Sappiamo riconoscere l’opera dello Spirito anche quando rompe i nostri schemi?* La Chiesa è chiamata a seguire Dio, non a difendere tradizioni. - *La nostra fede è centrata sulla grazia o su requisiti umani?* Se Dio ha purificato i Gentili, nessuno è escluso dal suo amore. La storia di Pietro e Cornelio ci ricorda che *Dio è sempre più grande dei nostri pregiudizi*. La sua grazia raggiunge chiunque creda, e la nostra risposta deve essere quella dei discepoli: glorificare Dio per la sua meravigliosa inclusività. _Meditazione di Atti 11:1-18_

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