Solo Gesù salva
                                
                            
                            
                    
                                
                                
                                February 24, 2025 at 10:01 AM
                               
                            
                        
                            *La fragilità umana e la grazia divina*
Il racconto biblico di oggi ci presenta un momento cruciale della Passione di Gesù, un momento in cui la fragilità umana si scontra con la maestà divina. In queste poche righe, vediamo due figure centrali: Gesù, il Figlio di Dio, che affronta con dignità e verità il suo processo ingiusto, e Pietro, il discepolo che, nonostante il suo amore per il Maestro, cade nel peccato della negazione.
Gesù, legato e condotto davanti ai sommi sacerdoti, incarna la perfetta obbedienza alla volontà del Padre. Egli non resiste, non si ribella, ma risponde con verità e coraggio. Quando il sommo sacerdote lo interroga, Gesù risponde: «Io ho parlato apertamente al mondo; ho sempre insegnato nelle sinagoghe e nel tempio, dove tutti i Giudei si radunano; e non ho detto nulla in segreto» (v. 20). Questa risposta non è solo una difesa della sua innocenza, ma è anche una testimonianza della sua missione: portare la luce della verità nel mondo. Gesù non ha paura di dire la verità, anche quando questa verità lo mette in pericolo. Egli è il modello perfetto di integrità e fedeltà.
Dall’altra parte, vediamo Pietro, il discepolo che aveva promesso di seguire Gesù fino alla morte. Eppure, nel momento della prova, Pietro cade. Tre volte nega di conoscere Gesù, spinto dalla paura e dalla debolezza umana. Questo episodio ci ricorda che, nonostante le nostre migliori intenzioni, siamo tutti vulnerabili al peccato. Pietro, che aveva camminato con Gesù, che aveva visto i miracoli e ascoltato gli insegnamenti, cede alla paura. Eppure, proprio in questa fragilità, vediamo la grazia di Dio all’opera.
Il canto del gallo (v. 27) segna non solo il compimento della profezia di Gesù, ma anche un momento di profonda consapevolezza per Pietro. Quel canto è un richiamo alla coscienza, un invito al pentimento. Pietro, dopo aver negato il suo Signore, piange amaramente (cfr. Luca 22:62). Questo pianto è il primo passo verso la redenzione. Pietro non è abbandonato da Dio; al contrario, è proprio attraverso il riconoscimento del suo peccato che può sperimentare la grazia e il perdono di Cristo.
Questo passaggio ci invita a riflettere sulla nostra vita. Quante volte, come Pietro, abbiamo negato Cristo con le nostre azioni, le nostre parole o il nostro silenzio? Quante volte abbiamo ceduto alla paura, alla comodità o alla pressione del mondo? Eppure, la storia di Pietro ci ricorda che il fallimento non è la fine. La grazia di Dio è più grande del nostro peccato. Come Pietro, siamo chiamati a riconoscere le nostre colpe, a pentirci e a ricevere il perdono che Cristo ci offre.
Gesù, anche nel momento del suo arresto e della sua umiliazione, ci mostra la via della verità e dell’amore. Egli non condanna Pietro, ma lo guarda con misericordia (cfr. Luca 22:61). Questo sguardo di Gesù è anche per noi. Anche quando cadiamo, anche quando siamo deboli, il Signore ci offre la sua grazia e ci invita a rialzarci.
Che questa meditazione ci spinga a vivere con maggiore fedeltà e coraggio, sapendo che, anche nella nostra fragilità, la grazia di Dio è sufficiente per noi. Come Pietro, possiamo essere restaurati e usati per la gloria di Dio, nonostante i nostri fallimenti. La croce di Cristo è il luogo dove il nostro peccato è perdonato e la nostra speranza è rinnovata.
_Meditazione di Giovanni 18:12-27_