
#musicadaleggere
February 23, 2025 at 08:48 AM
Emmanuel Carrère, con la sua prosa magistrale e la sua meticolosa capacità narrativa, cesella in Limonov (2011) un affresco biografico che trascende il genere per farsi specchio di un’epoca tumultuosa e di un uomo proteiforme, errabondo tra i meandri della storia e dell’ambizione più sfrenata.
Eduard Limonov, personaggio sulfureo e sfuggente, è qui restituito con una profondità che sfida la dicotomia tra realtà e finzione. Poeta maledetto, dissidente e rivoluzionario, incarna un’oscillazione perpetua tra il titanismo e l’oblio. Dalle lande desolate dell’Ucraina sovietica ai circoli intellettuali parigini, dalla sottocultura underground newyorkese fino ai teatri di guerra balcanici, la sua esistenza si dipana come un’odissea senza approdo sicuro, una ricerca incessante che lo vede ora apostolo del nichilismo, ora spregiudicato agitatore politico.
Carrère non si limita a ritrarre il protagonista con sguardo distaccato, ma si insinua nella narrazione con il suo tipico stile auto-saggistico, oscillando tra la fascinazione e il distacco critico. Il suo racconto si fa così un gioco di specchi, un intreccio in cui si sovrappongono storia personale e collettiva, ideologie e disincanto, gloria e decadenza.
Limonov appare, in ultima istanza, come un’ambigua rappresentazione della fragilità umana di fronte ai capricci della storia: un funambolo della modernità, un eterno viaggiatore il cui destino, tra grandezza e miseria, riflette le contraddizioni di un intero secolo. Emmanuel Carrère, con il suo talento di narratore, ne fa un’opera che è al contempo romanzo, saggio e biografia, lasciando al lettore il compito di decidere se Limonov sia un eroe, un reietto o entrambe le cose.
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