
Nam Myoho Renge Kyo
February 3, 2025 at 12:48 AM
«A quel tempo la mente di Shariputra danzò di gioia. Egli si alzò immediatamente, giunse le mani, guardò con reverenza il viso dell'Onorato dal Mondo e disse al Budda: "Ora, udendo dall'Onorato dal Mondo questa voce della Legge, il mio cuore ha esultato di gioia. Sento di aver ottenuto qualcosa che mai in precedenza avevo pensato di poter ottenere"».
Da "Il Sutra del Loto" (cap. III. Parabola e similitudine)
«Gassho, o "giungere le palme delle mani", è un altro nome del Sutra del Loto. Kobutsu, o "volgersi verso il Budda", significa incontrare e riverire il Sutra del Loto. Giungere le palme è un elemento del corpo. Volgersi verso il Budda è un elemento della mente. Il brano descrive come si danzi di gioia quando si arriva alla comprensione che gli elementi del corpo e della mente sono la Legge meravigliosa».
Dalla "Raccolta degli insegnamenti orali (Ongi kuden) di Nichiren Daishonin" (cap. 3. Similitudine e parabola)
«Si dice che in India il Sutra del Loto riempisse un deposito dalla circonferenza di sedici ri e quindi doveva comprendere innumerevoli passi che riguardavano la pratica. Ma la strada che collega l’India alla Cina è lunga qualcosa come cinquantottomila o persino centomila ri, irta di difficoltà e pericoli come le dune mobili del deserto e le catene montuose del Pamir, e in previsione di un viaggio tanto lungo e difficoltoso le parti meno importanti del sutra furono omesse. Inoltre, vanno considerati i gusti e le intenzioni dei traduttori. Alcuni amavano dilungarsi nei dettagli e disapprovavano la concisione, mentre altri preferivano traduzioni concise e disdegnavano l’abbondanza di dettagli. Per esempio, Hsüang-tsang amava le analisi dettagliate e così, quando tradusse in cinese il Sutra della Saggezza, che nell’originale era in quaranta volumi, la sua traduzione raggiunse i seicento volumi. Il Maestro del Tripitaka Kumarajiva, invece, preferiva la sintesi, e così quando tradusse Grande perfezione della saggezza, i mille volumi dell’originale furono ridotti a cento. Dunque, è assai difficile decidere quale sutra, tra il Loto e quello di Mahavairochana, sia superiore semplicemente in base al fatto che descriva mudra e mantra. La traduzione del Sutra del Loto a opera di Kumarajiva non attribuisce un’importanza primaria a mudra e mantra [e quindi non li menziona]. Ma Regole dei rituali basati sul Sutra del Loto, tradotto dal Maestro del Tripitaka Pu-k’ung, comprende una discussione dei mudra e dei mantra. La traduzione di Kumarajiva del Sutra dei Re benevolenti non fa menzione dei mudra e dei mantra, ma la traduzione di Pu-k’ung dello stesso sutra aggiunge una discussione di questi argomenti. Vediamo così che queste differenze sono dovute ai gusti e all’intenzione del traduttore. Inoltre, nel Sutra del Loto il Budda dice: "E per loro insegno l’emblema [in] della realtà delle cose" , in cui la parola “emblema” indica il mudra [in] delle mani giunte. E il capitolo “Parabola e similitudine” afferma: "Predico questo mio sigillo del Dharma [in] per arrecare beneficio al mondo". Che dire di questi passi? Anche se un sutra può essere più particolareggiato e un altro più sintetico, il loro contenuto non è completamente diverso. Inoltre, quando il Budda parla con la sua lunga e larga lingua, tutte le sue emissioni vocali sono mantra, o “vere parole”».
Dal Gosho “Analisi della scuola della Vera parola” (RSND, vol. II)