Nam Myoho Renge Kyo
Nam Myoho Renge Kyo
February 12, 2025 at 11:21 PM
«Dopo l'estinzione del Budda, noi onoreremo, abbracceremo, leggeremo, reciteremo e predicheremo questo sutra. Gli esseri viventi dell'epoca malvagia che verrà avranno radici sempre meno buone. Molti saranno estremamente arroganti e avidi di offerte e vantaggi materiali, accrescendo così le cattive radici, e si allontaneranno più che mai dall'emancipazione. Ma, anche se potrà essere difficile istruirli e convertirli, noi, risvegliando tutto il potere di una grande pazienza, leggeremo e reciteremo questo sutra, lo abbracceremo, lo predicheremo, lo copieremo e gli faremo molte offerte senza lesinare il corpo o la vita». Da “Il Sutra del Loto” (cap. XIII. Esortazione alla devozione) «La parola "corpo" si riferisce all'elemento della forma o del corpo; la parola "vita" si riferisce all'elemento della mente. Non si dovrebbe mai lesinare il proprio corpo o la propria vita né in principio né di fatto. Quando un devoto del Sutra del Loto viene privato delle sue terre e dei suoi possedimenti, questo è un caso in cui non si lesina il corpo o la vita in principio. Quando viene effettivamente privato della vita, questo è un caso in cui non si lesina il corpo o la vita di fatto. Ora quando Nichiren e i suoi seguaci recitano Nam-myoho-renge-kyo, non lesinano i loro corpi e le loro vite sia in principio che di fatto». Dalla “Raccolta degli insegnamenti orali (Ongi kuden) di Nichiren Daishonin” (cap. 13. Esortazione alla devozione) «I vari bodhisattva numerosi come i granelli di polvere della terra erano giunti al livello di illuminazione quasi perfetta, stadio nel quale ci si doveva liberare solo dall’oscurità fondamentale, e quando incontrarono il Tathagata Shakyamuni pensarono che sarebbero riusciti a frantumare il grande macigno della loro oscurità fondamentale. Tuttavia, nei primi quarant’anni, Shakyamuni, il signore degli insegnamenti, disse che poteva esporre le cause, ma non poteva esporre gli effetti dell’illuminazione e perciò non chiarì i benefici della perfetta illuminazione. Così, contrariamente alle aspettative, nessun bodhisattva poté avanzare allo stadio di perfetta illuminazione. Ma, quando durante gli otto anni di predicazione sul Picco dell’Aquila, il Budda spiegò l’effetto dell’illuminazione, che si chiama l’unico veicolo della Buddità, tutti i bodhisattva giunsero allo stadio di perfetta illuminazione, lo stesso livello d’illuminazione del Tathagata Shakyamuni. Era come se, saliti sulla cima del monte Sumeru, potessero vedere in ogni direzione, e tutto divenne chiaro come se il sole fosse sorto nel cuore di una lunga notte. Anche se il Budda non li avesse esortati a farlo, potevano non decidere di diffondere il Sutra del Loto e di prendere su di sé le sofferenze dei suoi praticanti? Perciò essi fecero un voto: "Senza curarci dei nostri corpi o delle nostre vite, avremo a cuore solo la via suprema", "Senza lesinare il corpo o la vita" e "Predicheremo sicuramente questo sutra in ogni direzione"». Dal Gosho “Sulle preghiere” (RSND, vol. I)

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