
#musicadaleggere
May 21, 2025 at 05:08 PM
Tra galassie sonore e visioni cosmiche: il connubio tra musica progressive e fantascienza
Nel vasto panorama dell’espressione artistica novecentesca, pochi connubi risultano tanto affascinanti quanto quello tra la musica progressive e la fantascienza. Due linguaggi, apparentemente distinti, che condividono invece una comune tensione verso l’oltre, verso il superamento dei limiti strutturali e percettivi della realtà ordinaria. In “Musica e fantascienza”, il mio recente saggio, ho esplorato questa sinergia multidimensionale, analizzando come il progressive rock — nella sua dimensione più visionaria e sperimentale — abbia fatto propri i temi, le estetiche e le tensioni ideali della speculative fiction.
La musica progressive, emersa tra la fine degli anni Sessanta e i primi Settanta in reazione alla forma-canzone tradizionale, si è posta come laboratorio sonoro dell’utopia e dell’altrove. Lungi dal voler intrattenere in senso convenzionale, essa ambisce a costruire universi paralleli, impiegando strutture complesse, tempi dispari, orchestrazioni sinfoniche e, soprattutto, liriche dense di riferimenti mitopoietici, cosmologici e filosofici. La fantascienza, dal canto suo, non si è mai limitata a essere mero esercizio di evasione narrativa, ma ha spesso rappresentato una lente d’ingrandimento sulle tensioni profonde dell’umano, proiettate nello specchio deformante del futuro.
Opere emblematiche come “Close to the Edge” degli Yes, “2112” dei Rush, o “The Lamb Lies Down on Broadway” dei Genesis si configurano come veri e propri affreschi sonori dell’immaginario fantascientifico. In queste composizioni, il concept album diventa strumento narrativo per articolare viaggi iniziatici, derive metatemporali, contatti con entità non-umane, sovente accompagnati da artwork e scenografie che rimandano esplicitamente all’iconografia della science fiction letteraria e cinematografica.
Nel mio libro “Musica e fantascienza” ho voluto soffermarmi su questa fertile intersezione, individuando nella comune aspirazione al sublime tecnologico e spirituale la radice profonda di tale convergenza. La musica prog, con la sua natura organica e al contempo sintetica, sembra voler tradurre in frequenze le visioni speculative di autori come Arthur C. Clarke, Philip K. Dick o Ursula K. Le Guin. Non è un caso che molti artisti del genere abbiano dichiarato un debito diretto verso la narrativa fantascientifica: basti pensare a Franco Battiato, le cui prime sperimentazioni elettroniche evocano ambienti spaziali e stati di coscienza alterati, o ai Tangerine Dream, che hanno contribuito a sonorizzare le atmosfere rarefatte di film come “Sorcerer” e “Wavelength”.
La fantascienza, a sua volta, ha tratto linfa da questi paesaggi sonori: basti pensare a come certa estetica musicale progressive abbia anticipato sensibilità oggi tipiche della science fiction postmoderna, fluida e contaminata, più attenta alla sinestesia dei linguaggi che alla linearità della narrazione.
In definitiva, la convergenza tra musica prog e fantascienza non è un accidente storico, bensì l’emergere di un’esigenza comune: interrogare il futuro per riflettere sul presente, creare mondi alternativi per meglio decifrare il nostro. È un’alleanza tra visione e suono, tra pensiero e vibrazione, che continua a esercitare il suo fascino al di là delle mode e delle epoche. Come scrivo nel mio saggio, “se la fantascienza è l’arte di pensare l’impossibile, la musica progressive è il tentativo di ascoltarlo".
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