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May 27, 2025 at 06:16 PM
I Beatles, la Swinging London e il labirinto delle droghe: un viaggio tra estasi e disillusione
Nella temperie culturale degli anni Sessanta, Londra si trasformò in epicentro di una rivoluzione estetica e sociale senza precedenti: la Swinging London. Al centro di questo fervore innovativo svettavano i Beatles, alfieri di una nuova sensibilità artistica che travalicava i confini della musica per investire moda, cinema e costume.
Sin dai primi anni della loro ascesa, i Fab Four si trovarono immersi in un clima di euforia collettiva e di sperimentazione incessante, che inevitabilmente li condusse anche verso l'universo ambiguo delle sostanze stupefacenti. Durante le lunghe notti ad Amburgo, città spartiacque della loro formazione musicale, i Beatles iniziarono a utilizzare anfetamine, in particolare il Preludin, per sostenere ritmi di lavoro forsennati e alienanti. Questo primo contatto con le droghe non aveva ancora la connotazione psichedelica che avrebbe caratterizzato le esperienze successive, ma costituì il preludio di un percorso più profondo e complesso. L'incontro con Bob Dylan nel 1964 segnò un ulteriore spartiacque: sotto la sua influenza, i Beatles scoprirono la marijuana, che aprì nuove prospettive sensoriali e intellettuali, divenendo quasi un viatico verso una visione più libera e destrutturata della creazione artistica. È in questo clima di percezioni alterate che germogliarono capolavori sempre più audaci, in cui la musica si fece veicolo di stati d’animo inediti, rarefatti e onirici.
Ma fu l'LSD a imprimere una svolta definitiva all’immaginario dei Beatles e dell'intera controcultura occidentale. L'acido lisergico, con le sue vertiginose espansioni della coscienza, ispirò composizioni rivoluzionarie come "Tomorrow Never Knows" e "Lucy in the Sky with Diamonds", veri e propri manifesti sonori dell'esperienza psichedelica. In quei brani si avverte un desiderio quasi mistico di trascendere la realtà ordinaria, di dissolvere l'ego nei flussi cosmici dell'inconscio.
Tuttavia, l'ebbrezza della sperimentazione non poteva durare indefinitamente. Nel 1967, a seguito dell'incontro con il Maharishi Mahesh Yogi e dell'approdo alla meditazione trascendentale, i Beatles presero le distanze dalle droghe. Questa nuova fase rappresentò un ritorno a forme di ricerca interiore più disciplinate, dove la trascendenza non veniva più inseguita attraverso la chimica, bensì mediante il silenzioso esercizio della mente.
George Harrison, il più incline tra loro alla spiritualità, affermò lucidamente: «L'LSD ti mostra una porta, ma non ti insegna ad attraversarla». Lennon, altrettanto disincantato, riconobbe che nessuna sostanza poteva sostituirsi all'autentico risveglio della coscienza.
La parabola dei Beatles, dunque, si snoda come un raffinato romanzo di formazione: dalla vertigine dell'alterazione percettiva alla consapevolezza dell'insufficienza della droga come mezzo di liberazione. In loro, la Swinging London trovò l'incarnazione più luminosa e al contempo più inquieta della propria anima cangiante: un'anima in perenne bilico tra l'estasi e la disillusione.
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