
Solo Gesù salva
May 30, 2025 at 10:05 AM
*Fede in azione*
Nel racconto che meditiamo oggi, un momento di crisi diventa un’opportunità per manifestare l’amore di Cristo. La profezia di Agabo annuncia una carestia imminente, un evento che avrebbe colpito duramente la comunità dei credenti, specialmente in Giudea. Di fronte a questa notizia, la chiesa di Antiochia non rimane indifferente: i discepoli decidono di raccogliere offerte per sostenere i fratelli nel bisogno. Questo brano ci offre tre insegnamenti fondamentali sulla vita della fede.
Agabo non parla a titolo personale, ma "mediante lo Spirito". La sua profezia è un invito a riconoscere che Dio conosce il futuro e guida il suo popolo. La chiesa di Antiochia, composta da credenti provenienti dal paganesimo (Atti 11:20-21), dimostra di essere radicata nell’ascolto dello Spirito. Non ignorano il messaggio, né lo interpretano con fatalismo. Al contrario, lo accolgono come un appello all’azione.
Anche oggi, Dio ci parla attraverso la sua Parola e le circostanze della vita. La domanda è: siamo disposti ad ascoltare? La fede autentica non è passiva, ma si lascia interrogare dalle necessità del mondo, riconoscendo in esse una chiamata divina.
La decisione dei discepoli di inviare soccorsi non è dettata da semplice filantropia, ma dall’amore fraterno che nasce dal Vangelo. Notiamo due aspetti:
- *La generosità è proporzionale ("ciascuno secondo le proprie possibilità")*: Non c’è coercizione, ma libertà. Ognuno dà ciò che può, senza paragoni o sensi di colpa.
- *La condivisione supera le barriere*: Antiochia è una chiesa gentile, mentre la Giudea è composta principalmente da credenti ebrei. Eppure, la diversità non impedisce l’unità. Anzi, diventa occasione per dimostrare che in Cristo "non c’è né Giudeo né Greco" (Galati 3:28).
Questo gesto ricorda le parole di Paolo in 2 Corinzi 8:13-15: l’uguaglianza nella comunità cristiana non è uniformità, ma interdipendenza. Quando una parte del corpo soffre, tutte le altre soffrono con essa (1 Corinzi 12:26).
Barnaba e Saulo (il futuro Paolo) sono incaricati di portare le offerte agli anziani di Gerusalemme. Non si tratta di un semplice atto logistico, ma di un segno di comunione tra le chiese. Barnaba, già noto per la sua capacità di incoraggiare (Atti 4:36), e Saulo, ex persecutore ora trasformato, diventano strumenti di riconciliazione e speranza.
Questo episodio ci ricorda che la missione della chiesa non è solo predicare, ma anche servire. La diaconia (servizio) e la kerygma (annuncio) vanno di pari passo. Come scrive Giacomo: "Se un fratello o una sorella sono nudi e mancano del cibo quotidiano, e uno di voi dice loro: 'Andate in pace, scaldatevi e saziatevi', ma non date loro ciò che è necessario al corpo, a che cosa serve?" (Giacomo 2:15-16).
La carestia al tempo di Claudio potrebbe sembrare un dettaglio storico, ma per la chiesa diventa un’occasione per incarnare il Vangelo. Dinanzi alle crisi del nostro tempo – povertà, guerre, ingiustizie – anche noi siamo chiamati a rispondere con la stessa fede concreta.
Dio non ci chiede di risolvere tutti i problemi del mondo, ma di essere fedeli nel nostro ambito, dando "secondo le nostre possibilità" e collaborando con altri fratelli. In questo modo, dimostriamo che il Regno di Dio non è solo una promessa futura, ma una realtà che trasforma il presente.
_Meditazione di Atti 11:27-30_