
Solo Gesù salva
June 13, 2025 at 07:21 AM
*Audacia e umiltà*
Il racconto biblico di oggi ci mostra l’inarrestabile avanzata del Vangelo, nonostante l’opposizione umana e le incomprensioni. Paolo e Barnaba, guidati dallo Spirito, portano la Parola di Dio con franchezza, e il Signore conferma la loro predicazione con segni e prodigi. Tuttavia, questo brano ci rivela anche la complessità della missione: la fede si scontra con il rifiuto, i miracoli sono fraintesi, e il messaggio della croce sfida ogni idolatria.
A Iconio, Paolo e Barnaba predicano nella sinagoga, e “una gran folla di Giudei e di Greci credette” (v. 1). Il Vangelo non è riservato a un gruppo elitario: è per tutti, ebrei e gentili. Eppure, la stessa Parola che salva alcuni, indurisce altri. I Giudei increduli aizzano la folla contro gli apostoli, ma Paolo e Barnaba non si ritirano. Rimangono, predicando “con franchezza” (v. 3), confidando nel Signore che opera attraverso di loro.
Qui vediamo un principio fondamentale: la predicazione del Vangelo provoca sempre una reazione. Non tutti accolgono la luce; alcuni preferiscono le tenebre (Giovanni 3:19). Ma la chiamata del credente è di perseverare, come scrive Paolo a Timoteo: “predica la Parola, insisti in ogni occasione favorevole e sfavorevole” (2 Timoteo 4:2).
Nonostante il loro coraggio, gli apostoli devono fuggire a Listra e Derba a causa di un complotto omicida (v. 5-6). Questo non è un fallimento, ma un’ulteriore apertura provvidenziale per l’evangelizzazione. A volte, la provvidenza di Dio ci guida attraverso vie inaspettate, persino attraverso la persecuzione.
A Listra, Paolo guarisce un paralizzato (v. 8-10), dimostrando che il Regno di Dio non è solo parole, ma potenza (1 Corinzi 4:20). Eppure, anche questo miracolo è frainteso: la folla, invece di glorificare Dio, cerca di adorare Paolo e Barnaba come divinità pagane (v. 11-13).
La reazione degli apostoli è esemplare: si stracciano le vesti (segno di profondo turbamento) e gridano: “Anche noi siamo esseri umani come voi!” (v. 14-15). Non approfittano della gloria mondana, ma indicano il “Dio vivente”, Creatore e Sostenitore di ogni cosa.
Qui risuona un monito per la Chiesa di ogni tempo: il successo spirituale non deve mai diventare culto della personalità. Ogni dono, ogni miracolo, ogni crescita numerica deve condurre a Cristo, non all’esaltazione dei predicatori. Come Giovanni Battista disse: “Egli deve crescere, e io invece diminuire” (Giovanni 3:30).
Questo brano ci incoraggia a predicare con coraggio, confidando che Dio opera attraverso la sua Parola. Ci ammonisce anche a vigilare contro la tentazione di cercare la nostra gloria, anziché quella di Dio. Infine, ci ricorda che il Vangelo è potente non perché conquista consensi facili, ma perché trasforma anche i cuori più lontani, portandoli ad adorare il solo vero Dio.
Che la nostra testimonianza sia sempre umile, audace e centrata su Cristo, affinché il mondo conosca che “non siamo noi a predicare noi stessi, ma Cristo Gesù come Signore” (2 Corinzi 4:5).
_Meditazione di Atti 14:1-18_