
Solo Gesù salva
June 16, 2025 at 08:17 AM
*Perseverare nelle tribolazioni*
Il racconto biblico di oggi ci offre un vivido ritratto della missione apostolica, segnata sia da violente opposizioni che da miracolose perseveranze. Paolo, lapidato e creduto morto, si rialza per continuare la sua opera, dimostrando che la forza del Vangelo non è annullata dalla persecuzione, ma anzi, si manifesta proprio attraverso di essa.
La scena iniziale è drammatica: Paolo, dopo aver compiuto segni e predicato con coraggio, viene lapidato dalla stessa folla che poco prima lo acclamava (cfr. Atti 14:8-18). Questo episodio ci ricorda che l’evangelizzazione non è mai esente da opposizione. Gesù stesso aveva avvertito: "Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi" (Giovanni 15:20). Eppure, proprio quando tutto sembra perduto, Dio interviene: Paolo si rialza e, anziché fuggire, rientra nella città, mostrando una resilienza che non viene dall’uomo, ma dallo Spirito Santo.
Quante volte, di fronte alle difficoltà, siamo tentati di ritirarci! Ma Paolo ci insegna che la testimonianza cristiana non si misura nella mancanza di sofferenza, ma nella fedeltà nonostante la sofferenza.
Nonostante l’aggressione subita, Paolo e Barnaba non abbandonano la missione. Si recano a Derba, evangelizzano, fanno discepoli e poi ritornano nelle stesse città dove erano stati perseguitati—Listra, Iconio, Antiochia—per confermare i fratelli. Questo è un modello essenziale per la chiesa: la cura per i nuovi credenti è tanto importante quanto la predicazione iniziale.
La loro esortazione è chiara: *"Dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni"* (v. 22). Queste parole non sono un invito al pessimismo, ma alla realtà. La vita cristiana non è una facile scorciatoia verso la felicità terrena, ma un cammino di fedeltà, a volte costellato di prove, che però ci conforma a Cristo (Romani 8:17).
Al loro ritorno ad Antiochia, Paolo e Barnaba non si vantano dei loro successi, ma *"riferirono tutte le cose che Dio aveva compiute per mezzo di loro"* (v. 27). Questo è il cuore della missione: riconoscere che è Dio che opera, e noi siamo solo strumenti. La gioia del servizio sta nel vedere le "porte della fede" aperte agli stranieri—un’anticipazione della salvezza per tutte le nazioni (cfr. Apocalisse 7:9).
Questo brano ci sfida a:
- *Perseverare* anche quando la testimonianza costa;
- *Confermare* i fratelli nella fede, specialmente nelle prove;
- *Glorificare Dio* per ogni opera compiuta attraverso di noi.
La storia della chiesa è stata scritta da uomini e donne che, come Paolo, hanno saputo rialzarsi dopo essere stati abbattuti. Oggi, anche noi siamo chiamati a camminare con la stessa fiducia: non perché forti in noi stessi, ma perché sostenuti dalla grazia di Colui che ci dice: *"La mia grazia ti basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza"* (2 Corinzi 12:9).
Che possiamo, dunque, proseguire con coraggio, sapendo che ogni tribolazione è una tappa verso il Regno.
_Meditazione di Atti 14:19-28_