Solo Gesù salva
Solo Gesù salva
June 18, 2025 at 08:04 AM
*La Conferenza di Gerusalemme* Il capitolo 15 degli Atti degli Apostoli ci presenta una delle questioni più cruciali della chiesa primitiva: la salvezza è per grazia mediante la fede, o dipende dall’osservanza della legge mosaica? Alcuni giudeo-cristiani, provenienti dalla Giudea, insegnavano che i credenti gentili dovevano essere circoncisi per essere salvati (v. 1). Questo dibattito non era una semplice disputa teologica, ma metteva in gioco il cuore stesso del Vangelo: Cristo è sufficiente per la salvezza, o dobbiamo aggiungere qualcosa alle sue opere? Paolo e Barnaba resistono fermamente a questa imposizione (v. 2). Il legalismo religioso – l’idea che dobbiamo guadagnarci la salvezza con opere o riti – è una tentazione costante nella vita della chiesa. Pietro, intervenendo, ricorda che Dio ha purificato i cuori dei Gentili mediante la fede, senza distinzioni (v. 9). Il suo argomento è chiaro: se neanche gli ebrei hanno potuto portare il giogo della legge (v. 10), perché imporlo ai nuovi credenti? La grazia di Dio è scandalosa proprio perché è gratuita. Essa rompe ogni barriera umana: etnica, culturale, religiosa. La salvezza non è un privilegio per chi osserva certi riti, ma un dono per chiunque crede in Cristo. Giacomo, riconosciuto come leader a Gerusalemme, cita il profeta Amos (Amos 9:11-12) per mostrare che l’inclusione dei Gentili nel popolo di Dio era già prevista nell’Antico Testamento (vv. 15-17). La decisione finale non è basata su tradizioni umane, ma sull’autorità della Parola e sulla guida dello Spirito Santo (v. 28). La chiesa, allora come oggi, deve costantemente tornare alla Scrittura per discernere la volontà di Dio. Non possiamo aggiungere pesi inutili al Vangelo (v. 28), ma dobbiamo annunciare con chiarezza che la salvezza è per grazia. La soluzione trovata è un meraviglioso equilibrio tra libertà e saggezza pastorale. Ai Gentili non viene imposta la circoncisione, ma vengono esortati ad astenersi da pratiche legate all’idolatria e all’immoralità (vv. 20, 29). Questo non per meritare la salvezza, ma per vivere in santità e favorire la comunione tra credenti ebrei e gentili. La gioia dei credenti di Antiochia alla lettura della lettera (v. 31) ci ricorda che l’Evangelo è una buona notizia di liberazione, non di oppressione. La chiesa è chiamata a essere un luogo di accoglienza, dove le differenze culturali non dividono, ma testimoniano l’unità in Cristo. Atti 15 ci insegna che la fede cristiana non si basa su riti esteriori, ma sull’opera compiuta da Cristo. La tentazione di aggiungere requisiti alla grazia è sempre presente, ma la risposta della chiesa deve essere chiara: *"Noi crediamo che siamo salvati per grazia del Signore Gesù"* (v. 11). Oggi, come allora, siamo chiamati a respingere ogni forma di legalismo e a vivere nella libertà dello Spirito, senza per questo cadere nel libertinaggio. La vera fede si manifesta in un cuore purificato e in una vita trasformata, non nell’osservanza di regole esterne. Che questa meditazione ci sproni a proclamare con coraggio il Vangelo della grazia, a custodire l’unità nello Spirito e a vivere nella santità che onora Cristo, nostro unico Signore e Salvatore. _Meditazione di Atti 15:1-35_

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