
Free4Future
June 19, 2025 at 07:03 PM
Vent’anni, curda e iraniana: Hana ha sfidato l’oppressione ballando e bruciando il velo.
Hana ha solo vent’anni, è una ragazza curdo – iraniana e come tante ragazze della sua età, si è opposta a un destino che la voleva abnegata, silenziosa e invisibile. E per farlo, un giorno ha deciso di scendere in strada e di mettersi a ballare. E, già che c’era, ha deciso di dare fuoco al suo velo.
Il video di questa protesta non passa inosservato e Hana viene arrestata dalla polizia morale. Viene dapprima portata in un centro di detenzione a Urmia e poi trasferita nella prigione se-greta di Haje Omeran, al confine con l’Iraq.
Un luogo che non si trova sulle mappe e questo la dice lunga su che razza di posto sia…
Un luogo dove, come Hana stessa ha avuto il coraggio di testimoniare dopo la sua liberazione, le prigioniere, alcune di loro minorenni, subiscono soprusi indicibili. Vengono detenute all’interno di celle senza luce, ridotte all’abbrutimento e al silenzio.
Hana è solo una delle tante voci che si sono levate per denunciare le angherie del regime teocratico sulle detenute, alcune alla fine liberate, altre eliminate con la pena capitale. Proprio secondo l’Iran Human Rights, tra il 2010 e il 2021 sono state giustiziate almeno 164 donne, con accuse tra le più disparate, dalla propaganda contro il regime, a quelle di spaccio fino a quelle di omicidio – anche se solitamente per legittima difesa, legata a casi di violenza domestica.
La maggior parte di queste esecuzioni avviene in gran segreto, e se per caso ne trapelano i dettagli, vengono tempestivamente smentiti e ridimensionati dalla propaganda di regime, che dipinge queste donne come “mostri” o “streghe”.
E in un paese governato dall’oscurantismo e dalla superstizione e dove un esponente del governo riesce a riferire alla pubblica opinione che Israele combatte la guerra con "stregoneria e sortilegi", non facciamo fatica a immaginare come certe accuse si radichino senza fatica…
Oggi Hana, come abbiamo detto, non è più detenuta a Haje Omeran, tuttavia non potrà mai liberarsi delle cicatrici cagionate da quell’atroce prigionia. Eppure, non smette di lottare e continua imperterrita a raccontare la propria storia, perché sia una finestra spalancata su quanto accade realmente a moltissime donne nella Repubblica Islamica dell’Iran, nonostante ci sia chi cerchi di indorare la pillola e di sminuire il problema.
