#musicadaleggere
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June 15, 2025 at 08:43 AM
Onde di simulacro: paesaggi sonori dalle distopie di Philip K. Dick L’ascolto di Ubikuitous si configura come un’esperienza liminale, un attraversamento sonoro degli interstizi tra realtà e simulacro, tra carne e circuito, tra anima e algoritmo. Edito dall’audace e visionaria Unexplained Sounds Network, il lavoro si presenta come un atto devoto e insieme profanatore, un tributo acustico ai paesaggi mentali di Philip K. Dick, maestro della distopia metafisica e indagatore dell’identità franta nell’era della replicazione tecnologica. La raccolta, che raduna compositori e sound artists d’avanguardia, non si limita a illustrare musicalmente le trame dickiane, ma le metabolizza, le rifrange e le reinventa in forma sonora. Si potrebbe dire che Ubikuitous non “illustra” Dick, ma “accade” come Dick: la sua materia è vibrazione instabile, atmosfera rarefatta, coscienza alterata. Ogni traccia si colloca come una variazione percettiva sul tema dell’allucinazione, della sorveglianza, della smaterializzazione del reale, tanto care all’autore di Ubik e Do Androids Dream of Electric Sheep?. I suoni – a tratti glaciali, altrove più tellurici – evocano ambienti urbani postumani, deserti cognitivi, frammenti di trasmissioni interrotte. L’elettronica impiegata non è mai decorativa, ma linguaggio autonomo, pensiero che si fa frequenza. È una musica che non accompagna, ma decompone; non intrattiene, ma interroga. Lo spettro timbrico si muove tra le frequenze basse di una paranoia industriale e le rare increspature melodiche che sembrano residui emotivi in un mondo disincarnato. Se Dick ha sempre scritto dalla soglia, nell’ansia della contaminazione ontologica tra l’umano e l’altro-da-sé, Ubikuitous opera sul medesimo crinale: un’opera che sfida la percezione, che chiede di essere ascoltata con l’orecchio interiore, con quel senso che avverte il perturbante oltre l’immediato. Ubikuitous è molto più di una semplice raccolta musicale. È un archivio acustico dell’ansia postmoderna, un affresco elettronico delle derive dickiane del presente, un ipertesto sonoro che risuona come un ammonimento: la realtà non è ciò che ci sembra, e la verità – se mai esiste – si cela tra le onde.
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