
ardionlus
June 19, 2025 at 06:37 AM
“La montagna può davvero essere una terapia complementare efficace nella vita di tante persone”...😟 No, cara Ministra Alessandra Locatelli non comprendiamo e accettiamo questo abilismo nel voler definire "terapeutico" qualunque momento di svago, quando questo viene attuato dalle persone con disabilità. Insomma perché "medicalizzare" quello che è semplice sport, gioco, divertimento o passione? Partecipare alla vita non è una “cura”: è un diritto! Ribadiamo che una persona con disabilità non è necessariamente malata e che la disabilità non è una malattia, quindi nemmeno ogni esperienza vissuta al di fuori della quotidianità dovrebbe essere definita “terapia”. Definire tutto così rischia di ridurre le persone a soli pazienti (proprio il contrario di quello che la tanto acclamata riforma della disabilità si auspica mirando a superare una visione eccessivamente medicalizzata della persona con disabilità) quando invece si tratta di cittadini con il pieno diritto di vivere appieno la propria vita. Rendere accessibili la natura, la cultura e lo sport non serve a "riabilitare", ma a garantire libertà, bellezza e piacere per tutti. Insistere sull'idea che ogni attività delle persone con disabilità abbia una funzione terapeutica rischia di ridurre le persone a soli pazienti, ignorando il vero obiettivo: accessibilità piena, vera inclusione, pari opportunità. Perché il vero problema è che, mentre si moltiplicano le attività considerate “terapeutiche”, molte persone con disabilità faticano a far rispettare i loro reali diritti. È quindi necessario che si comprenda una volta per tutte che il tempo libero e rendere accessibile un sentiero o un'escursione non significa "curare", ma riconoscere un diritto essenziale: poter vivere la propria vita come chiunque altro. Che poi cara Ministra, visti i tempi, invitiamo lei ad andare a fare “montagnaterapia” con una carrozzina senza ruote o batteria o con tutori senza le scarpe adatte!